Un permacultore senza libertà... puó fare permacultura?
La permacultura esiste perché esiste la natura. La natura presuppone l'esistenza di due parti con interessi contrapposti: il cavolo e la capra, l'ecosistema naturale e la cittá. Alcune ecosofie vorrebbero cancellare o ignorare questa opposizione fondamentale.
Per contribuire a una interpretazione più approfondita della permacultura, è stato aperto questo sito, ispirato all'ignoto pensiero di Paperinik: «è interessante notare come una vera e felice autosufficienza di molti ecovillaggi in rete, vista dalla cittá somigli più a una disgrazia per la città e per l'economia tutta». Una verità scioccante ma dalle conseguenze numerose e visibili a tutti...
Ami la campagna ma non ne puoi acquistare nessuna... come ti esprimerai?
Vuoi fare permacultura urbana ma in città non trovi un buon lavoro adeguatamente retribuito... come ti esprimerai?
Allora pensi di andare in qualche feudo agreste a servire il padrone di turno, ma il rapporto proprietario è chiaramente subordinato e neppure in questo caso potrai esprimerti liberamente... sarai uno dei pennelli del biofeudatario, che attraverso te lavorerá la sua terra a tempo indeterminato.
Allora torni in cittá e cominci a lavare piatti h12 in un piccolo ristorante per guadagnarti il pane quotidiano coi pomodorini biologici, ma presto ti rendi conto che nelle 3 ore rimaste libere sei troppo stanco per pensare ad altro, figuriamoci "progettare iniziative ecosostenibili di permacultura urbana e/o rurale".
Senza tempo, soldi o ereditá sufficienti, sarai davvero libero di esprimerti?
Ti licenzi, torni a vivere a casa dei tuoi, e nel frattempo incontri i permacultori "che ce l'hanno fatta".
Ti parlano di quant'è buono il pane cotto con le fave in un arcaico forno a pietra, di quanto è bella e serena la linea sull'orizzonte in campagna, godibile l'orto, ti strizzano l'occhio e ti invitano a seguire l'esempio rivoluzionando la tua vita "sin dal profondo", e concludono: «ce la puoi fare anche tu!».
Replichi con uno sguardo tenero e pietoso, senza chiedere in che maniera croncreta hanno acquistato quella libertá, perché la vera risposta è ignota persino a loro stessi! Tu infatti ormai sai che un occidentale la libertá se la compra letteralmente con alcuni malloppi di biglietti da cento - i propri o quelli dei propri nonni/zii/genitori - e se non inizi a lavorare bene ovvero ricevere buon stipendio a partire dai vent'anni per finire a 30-50, puoi pure scordarti di conseguire - pur a tarda età - la libertá di disegnare nella tua tela, ovvero la tua terra, i soggetti (le piante) e le forme (i design) pensati da te e non dal tuo capo, che è e resterá sempre il proprietario formale del lotto.
Non possiamo fare granchè per sbloccare l'impasse in cui si trovano tanti appassionati permacultori nullatenenti, così non ci resta che sperare che i permafeudatari siano almeno plurali e illuminati, perché nella malaugurata ipotesi che la Ferrero acquisti da una nazione colonizzata in crisi tutta la terra dell'Etna in svendita, la CREATIVITÁ (e con essa la resilienza) connessa alla cura della terra da parte di molteplici intelligenze singole, come in una tragedia greca, si estingueranno nel respiro di una notte in nome della "BUONA GUIDA UNICA ESTERNA" (ovvero della dittatura esterofila).
Intestare la terra ad una associazione con statuto democratico, quindi, non è solo una antica predilezione ideologica, ma è soprattutto un metodo pratico per garantire alla futura generazione di guardiani della terra, sufficiente LIBERTÀ DI ESPRESSIONE e, con essa, diversificazione produttiva, ovvero salute al sistema ecologico complessivo la cui biodiversitá viene stimolata sicuramente meglio quando esistono piu gestori di pari diritto, e non soltanto uno.