Sei vivo, ed una delle prime cose che di certo farai, prendendo piena consapevolezza del fatto che sei vivo - o che vuoi diventarlo, è chiederti: qual'è il mio personale progetto di vita?
Sicuramente sin dalla prima occhiata ti accorgerai che sei tu e, purtroppo, soltanto tu il primo responsabile dei tuoi progetti, ma ecco... vorrei domandarti: è proprio così?
E' del tutto così?
Sei solo?
Riconosci qualcuno al di fuori di te, come tuo fratello?
Oltra la prima domanda su posta, poniti presto dunque anche le seguenti domande:
La permacultura, quella vera, non può affidarti ad un guru, può però, attraverso i mutuo-aiuti (gratuiti!) metterti a stretto contatto con persone che sono già realizzate, o non-realizzate, e tu, in amicizia, frequentando queste e quelle, avrai modo di ricevere suggerimenti formali o informali, diretti o indiretti, per la elaborazione del tuo personale progetto di vita, sebbene la luce-madre, ahimè, puoi/devi partorirla tu e soltanto tu.
In verità, idee ed ispirazioni per la formazione del tuo personale progetto di vita, finirai per riceverle comunque, in qualsiasi ambiente ed in qualsiasi tempo storico, da qualsiasi persona e attraverso qualsiasi esperienza, anche la più sciocca ed insignificante: ciò che per qualcuno è soltanto una foglia che cade, in uno speciale momento potrebbe divenire la tua personale lezione di vita, maestra e signora della futura galassia che da quel momento comincerai a creare nel mondo.
Ma proprio per questo... per la estrema delicatezza o vulnerabilità dell'essere umano, è veramente tanto importante che il terreno del nostro germoglio sia "giusto", affinchè il germoglio non soffochi, non marcisca o non cresca storto fin dal principio...
I cosiddetti "mutuo-aiuti" in permacultura non sono ambienti asettici... «ma allora potrebbero raccogliere elementi poco raccomandabili?». Può darsi, tuttavia non saranno mai DISCOTECHE URBANE: se alcune linee-guida, connaturate alla propria istituzione, sono rispettate, il LAVORO IN SINERGIA è nota ricorsiva di ogni esperienza di mutuo-aiuto. Il "lavoro" è il collante, non proprio lo "spasso". Qualcuno potrebbe invero bere o fumare troppo, tuttavia resta un AMBIENTE SPECIALE, ristretto, selezionato, per certi versi ritagliato sui "gusti" o il "temperamento" dei "capostipiti" della catena di mutuo-aiuto locale.
Se i nuclei sono arancioni, il conglomerato tenderà ad assumere toni arancio; se gli atomi sono blu, la molecola virerà sull'azzurro. Pagani tendono ad accrescersi dendriticamente come pagani, musulmani come musulmani e cristiani come cristiani.
Peranto, questa è la conclusione: al fine di ricevere adeguate risposte pratiche circa il tuo personale progetto di vita - ad es. «Cosa essere per il mondo? Cosa produrre nel mondo? Qual'è il mondo che amo e che voglio aiutare a crescere?», non è assolutamente indifferente chiarificare i principi dei circoli di mutuo-aiuto con cui prendi contatto. Non sono tutti uguali. I "migliori" dovranno esserti istintivamente "simpatici", ma non dovranno assolutamente essere a pagamento, perchè la loro funzione è "umifera", e se il denaro FILTRA gli accessi all'ingresso, le influenze sui giovani germogli saranno ancora guidate non già dai "poveri di spirito" o "puri di cuore", ma dai soliti benestanti. Il mondo partorito attraverso di essi, assomiglierà inspiegabilmente a quello neofeudale da cui volemmo a tutti i costi allontanarci...
La permacultura organica offre ai giovani in cerca di uno "scopo nella vita" le seguenti note nella speranza , ma meno prosaicamente, per distingere il suo approccio dalla permacultura "interiore".
Noi non siamo guru e non vogliamo venderti salvifici per-corsi di permacultura zen. Altresì non vogliamo che tu ti isoli nel tuo eden privato in pronta attesa di asteroidi e carestie, ma che ti allacci alla più vicino spirale di mutuo-aiuti, o che ne fondi attivamente una, per una vita rurale più socievole e migliore per tutti... adesso!
Una rete organica è sempre in costruzione e in crescita, anche quando è ferma e non cresce. Come mai? Perchè è appunto "organica", cioè viva, ed in quanto viva inizia e finisce con te medesimo, che sei vivo, appunto.
Una Società Organica è un progetto permanemente "in itinere". Soltanto la Storia - e la tua volontà - arresteranno o metteranno fine al cammino degli uomini e della Natura e della Terra mano nella mano... insieme.
Per quanto la Natura sia madre, è anche vero che è matrigna, nel senso che non siamo stati progettati per Lei, ma attraverso lei. Essa risponde al "sole", Ciò vuol dire sei stato progettato da Lui: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo (Ger. 1, 5). Non sei stato creato a caso; Dio ha sempre avuto un disegno per la tua vita, un disegno che comprende la vocazione salesiana e la crescita in essa verso la santità. Mediante il progetto tu cerchi di discernere la strada che Dio ha tracciato per te; scoprichi sei chiamato a diventare e quindi riconosci la tua identità; proietti la tua vita nel futuro, proprio come pensi che Dio la vorrebbe.
- Questo quadro del tuo futuro, che ricevi come frutto di discernimento, crea la direzione per la tua vita presente e futura. Prova a comporre i mille pezzi di un puzzle senza aver antecedentemente il quadro del “prodotto finale”! Quando tu sai dove sei chiamato ad arrivare, è più facile far convergere tutti gli elementi della tua esistenza quotidiana – atteggiamenti, rapporti, esperienze ed attività – verso il raggiungimento della meta. In don Bosco i doni di natura e di grazia “si sono fusi in un progetto di vita fortemente unitario: il servizio dei giovani” (Cost. 21). Non permettere che la tua vita sia frammentata o si disperda o si lasci trascinare dalla corrente! La santità va progettata.
- Convogliando tutto verso una meta, la tua vita supera la frammentazione e si unifica. Diventi capace di saldare passato, presente e futuro in un’unità di significato secondo le tue scelte fondamentali. Man mano che avanzi in età e assumi compiti di responsabilità, tu fai esperienze che richiedono di essere integrate in una nuova sintesi vitale. Per esempio, diventare direttore di una comunità o preside di una scuola o incaricato di un oratorio è un’esperienza, che domanda un ripensamento e una nuova impostazione della tua vita; tu devi trovare il modo in cui, assolvendo il nuovo compito, puoi continuare a crescere nella vocazione, nella vita di comunione, nella interiorità apostolica, nella santità. Il progetto personale è proprio un tale strumento di unificazione.
- Mentre fai i passi per unificare la tua vita, puoi verificare alcuni aspetti del tuo vissuto. Tu cominci a vedere te stesso più lucidamente nei pregi e nei limiti; ti accorgi di ciò che devi cambiare, se vuoi realizzare quella identità e quella visione di te stesso in obbedienza alla chiamata di Dio. Diventi sempre più convinto della necessità e perfino bellezza della nuova impostazione che vuoi dare alla tua esistenza; ti senti spinto a fare ogni sforzo per convertirti, per lavorare su te stesso, per prendere decisioni difficili, proprio per assicurare la realizzazione di quella identità che ti attira e ti promette gioia e soddisfazione. Così il progetto diventa per te unmezzo di conversione e di rinnovamento (cfr. FSDB 277) e ti porta ad una maggiore autenticità e fedeltà nella vocazione.
- In questo modo tu prendi in mano la tua vita e assumi responsabilità per la tua vocazione e per la tua crescita verso la santità. E’ facile constatare che è possibile trascorrere una vita dispersa in mille attività e non essere consapevole dei blocchi che ostacolano la crescita personale. Tu puoi vivere la tua vocazione, adempiendo norme, accettando ruoli, lasciandoti condurre dagli avvenimenti, seguendo i gusti del momento, le idee del contesto, i valori altrui. E’ come se avessi tutti i materiali necessari per costruire la tua casa, ma non avendo un piano, li lasci ammucchiare a casaccio gli uni sopra gli altri. Invece mediante il progetto personale, guidato dallo Spirito di Dio e dalla Sua grazia, tu diventi protagonista della tua crescita, esercitando la tua libertà, definendo la tua identità di salesiano consacrato apostolo, prete o coadiutore, diventando ciò a cui Dio ti chiama.
Quindi, come avrai notato, il progetto non è una semplice dichiarazione di intenzioni o di desideri, né un piano di qualificazione che tu elabori per te stesso e su cui intendi dialogare con il tuo Ispettore. Il progetto personale di vita è la descrizione del traguardo che vuoi raggiungere e dei passi che intendi fare per arrivarci, tutto mirato alla crescita infedeltà creativaalla tua vocazione di salesiano consacrato apostolo, così come è espressa dalle nostre Costituzioni: “inviato ai giovani, in comunità fraterne, al seguito di Cristo obbediente povero e casto, in dialogo con il Signore, in continua formazione”. Esso ha per scopo ultimo la santità, ossia “l’amore perfetto di Dio e degli uomini” (Cost. 25); infatti attraverso la professione religiosa sei entrato nel “cammino di santificazione” (Cost. 25). Su questi aspetti centrali della identità salesiana si gioca il tuo progetto di vita; essi costituiscono la base della riflessione e dell’impegno di crescita nella vocazione.
Il discorso sul progetto personale di vita è abbastanza nuovo nella Chiesa e nella Congregazione, ma forse si può scorgere qualche accenno ad esso nella nostra tradizione salesiana e più specificatamente nella metodologia della nostra vita spirituale. Ricordiamo qui alcuni esempi.
Alla conclusione degli esercizi spirituali che nel 1841 fece in preparazione alla Ordinazione presbiterale, Don Bosco scrisse alcune riflessioni, lasciando intravedere la visione di prete che intendeva essere e indicando i suoi propositi al riguardo. Disse: “Il prete non va solo al cielo, né va solo all’inferno. Se fa bene, andrà al cielo colle anime da lui salvate col suo buon esempio; se fa male, se dà scandalo, andrà alla perdizione colle anime dannate pel suo scandalo. Quindi metterà ogni impegno per osservare le seguenti risoluzioni.” Seguirono poi i nove propositi che egli fece, come per esempio: occupare rigorosamente il tempo; patire, fare, umiliarsi in tutto e sempre, quando si tratta di salvare anime; lasciarsi guidare in ogni cosa dalla carità e dolcezza di S. Francesco di Sales; dare qualche tempo ogni giorno alla meditazione e alla lettura spirituale, e nel corso della giornata fare una breve visita al SS. Sacramento; ecc. (MB I, 518-519).
Così pure il Servo di Dio Don Giuseppe Quadrio al termine degli esercizi spirituali del 1944, fece i seguenti propositi: “Diligente e amorosa fedeltà allo Spirito Santo, senza più alterchi, opposizioni, resistenze verso di Lui specialmente: nel fare puntualmente l’esame di coscienza quotidiano; nell’esercitare la più generosa carità; nel mantenermi e rimettermi al più presto a sua completa disposizione, rinunciando alle insinuazioni della mia vanagloria. Mezzi: 1. mantenermi abitualmente e rimettermi spesso in questa disposizione di fiduciosa dipendenza: ‘Sono certo di ottenere tutte le singole grazie che mi occorrono ogni momento per farmi santo, purché non le respinga: Da quod iubes et iube quod vis’; 2. luglio-agosto: prenderò di mira il nemico numero uno dello Spirito Santo, cioè la mia vanagloria, combattendola: con atti interni di rinuncia, accettazione, abbassamento; con atti esterni abbandonandomi e umiliandomi.”
Il salesiano coadiutore Signor Artemide Zatti al termine di un non precisato corso di esercizi spirituali, assumeva per il nuovo anno alcuni propositi. Così è documentato dalla “positio”: “Fare bene le pratiche di pietà, sia quelle comunitarie sia quelle personali, specialmente la Confessione e la Comunione. Conformare il più possibile la mia volontà a quella di Dio. Non scoraggiarmi quando c'è qualche ostacolo o quando le cose non vanno come io le vorrei. ‘Quod aeternum non est, nihil est’. Amare i superiori, riconoscendo Dio in loro; amare i confratelli, procurando di evitare qualunque critica”.
Oggi la terminologia del progetto personale di vita ti può risultare nuova; ti può sembrare nuovo anche il modo di fare il progetto; ma in questi tre esempi puoi scorgere ciò che è essenziale, ossia l’assunzione di responsabilità da parte di don Bosco, don Quadrio e signor Zatti per la loro crescita vocazionale e per l’orientamento delle loro energie verso i traguardi prefissati. Noi abbiamo bisogno di riprendere la metodologia della vita spirituale, approfondendola e aggiornandola, perché possiamo garantire una “misura alta” della vita salesiana ordinaria. La vita spirituale non si edifica senza un metodo; il progetto di vita è un mezzo per il cammino di crescita, di fedeltà vocazionale, di santificazione.
Veniamo adesso a indicare il modo di formulare il progetto personale di vita. Ti propongo un percorso in tre passi.
- Poiché il progetto personale di vita è un processo di discernimento, è ovvio che hai bisogno di un tempo di silenzio e raccoglimento per farlo, per esempio durante il ritiro di inizio d’anno o durante gli esercizi spirituali. In un momento di preghiera ti poni davanti a Dio e Gli dici con le parole di Samuele: “Parla, o Signore; il tuo servo ascolta.” Gli domandi ciò che vuole da te nel posto in cui ti trovi e con le responsabilità che hai.
Nel primo passo si tratta di individuare la chiamata di Dio. Tu conosci già ciò che Dio vuole da te attraverso le Costituzioni e la Ratio, che delineano la figura del salesiano consacrato, presbitero o coadiutore; tu trovi un riferimento anche nel progetto ispettoriale di formazione, che descrive l'attuazione di quell'identità nel contesto della tua Ispettoria; infine il progetto comunitario ti offre un quadro più preciso di che cosa Dio aspetta da te e dai confratelli con cui vivi, per compiere la missione tra i giovani. Tutte queste indicazioni debbono essere concretizzate nella tua realtà personale hic et nunc.
Dio parla al tuo cuore mediante lo Spirito. Se ti mantieni aperto, ti accorgerai degli ambiti della tua vita, dove c’ più bisogno di crescere. Dio si serve anche di persone, come un amico, la guida spirituale o il confessore, i quali ti possono aiutare a discernere la tua situazione. Apri loro il tuo cuore e parla delle tue relazioni, dei tuoi timori, delle tue scoperte. Ascolta i movimenti dello Spirito in te. Ti suggerisco di dare uno sguardo ai diversi aspetti della vocazione salesiana e di trovare ciò in cui senti che Dio ti chiede un impegno per l’anno che inizia.
Tu ora stai pensando non alle cose che intendi fare, ma ai traguardi che Dio ti ispira e vorresti raggiungere, che ti promettono un senso di gioia e rappresentano un passo avanti nel cammino della tua fedeltà vocazionale. Tu stai formulando per te stesso la visione di ciò che Dio ti chiama ad essere. E’ importante che questa visione del futuro non sia descritta come qualcosa di intellettuale o freddo, ma come qualcosa che ti appassiona, attira e stimola, che risponde ai tuoi desideri e alle tue aspettative, che indica le possibilità che possono risultare dal tuo impegno. Più il traguardo ti afferra ed entusiasma, più ti sentirai deciso nei passi da fare per conseguirlo.
- Avendo identificato ciò a cui Dio ti chiama, viene adesso il momento di considerare il punto in cui ti trovi, cioè la tua situazione attuale: quali siano i progressi e le debolezze, le capacità e le possibilità, le limitazioni e i condizionamenti negativi. Esempio: “Sono dedicato al mio compito nella scuola e non risparmio nessuna fatica per assicurare la buona riuscita; ma mi accorgo di essere alquanto severo nei rapporti con gli studenti: li correggo spesso e raramente ho parole di apprezzamento, riconoscenza e incoraggiamento. Noto che sono preoccupato più del risultato che della loro crescita”.
Generalmente c’è la tendenza a parlare direttamente delle debolezze o dei punti negativi; sembra invece una migliore strategia considerare per primo i “successi” e le proprie risorse nei confronti del futuro desiderato. Questo modo di procedere crea un clima positivo per tutto il processo e serve come incoraggiamento, in quanto si vedono gli elementi già realizzati o realizzabili. Poi si passa ad identificare le difficoltà o le debolezze, gli aspetti che hanno bisogno di essere migliorati in vista dei traguardi individuati.
Tu potresti esprimere meglio la tua situazione in forma di preghiera, traendo ispirazione dalla triplice confessione della lode, del peccato e della fede, che anche il Rettor Maggiore ha utilizzato nella sua lettera sulla santità (ACG 379, 35-37). La confessione della lode ti fa riconoscere come dono di Dio ciò che di positivo trovi ora nella tua vita; la confessione del peccato ti rende consapevole dei ritardi, lentezze, resistenze e colpe del tuo cammino; la confessione della fede ti aiuta a trovare fiducia in Dio e nel suo Spirito per proseguire nella tua crescita.
In questo contesto è utile ricordare che non giova una lista interminabile di tutti i punti, positivi o negativi, nei loro dettagli. Una buona progettazione presuppone la capacità di individuare quei due o tre punti che sono decisivi e che praticamente determinano tutto il resto; si tratta di cogliere gli aspetti principali che richiedono attenzione. Sii convinto che la riuscita della tua progettazione non sta tanto nell’applicazione delle tecniche, quanto piuttosto nella prontezza a confrontare te stesso con autenticità e profondità e ad aprirti con fiducia e pazienza allo Spirito.
- Finalmente sei giunto al terzo passo, in cui cerchi di cogliere il messaggio che ti viene da Dio in risposta alla domanda: “Signore, cosa vuoi che io faccia?” Alla luce della conoscenza di te stesso, raggiunta con il secondo passo, tu scegli le linee d’azione che intendi realizzare nel corso dell’anno per arrivare ai traguardi che ti sei proposto nel primo passo. Cerchi con realismo dove devi andare e che cosa ti suggerisce lo Spirito. E’ auspicabile che le tue linee d’azione siano realistiche e realizzabili entro l’anno; siano poche ed essenziali; si riferiscano agli aspetti importanti dell’identità salesiana come è espressa dalle Costituzioni.
Giova pure se il piano d’azione contiene dei passi graduali, da concretizzare mese per mese, settimana dopo settimana,. Attuando questi passi uno dopo l'altro, crei una certa fiducia in te stesso e diventi più coraggioso e ottimista, visto il progresso che stai facendo. Se vuoi questi passi possono tener conto delle motivazioni, atteggiamenti e comportamenti; essi possono essere concretizzati con obiettivi, processi ed interventi. Pur nella concretezza delle determinazioni, anche questo passo può essere espresso nello stesso clima di preghiera dei precedenti.
Il progetto personale di vita è uno strumento che favorisce il tuo cammino di crescita; è un mezzo attuale della metodologia della vita spirituale. Non si cresce, se non c’è un metodo serio di cammino. Eccoti alcuni elementi di tale metodo; essi vengono dalla tradizione spirituale, ma è interessante vedere come essi entrano in gioco in riferimento al progetto e come possono assumere nuovo significato.
- E’ utile riprendere quella metodologia che sempre hai utilizzato, fin dai primi momenti della formazione iniziale, quella pratica pedagogica del meditare scrivendo, del prendere appunti, del fissare nello scritto ciò che nello Spirito hai intravisto come progetto della tua vita. E’ una metodologia della vita spirituale, a cui la nostra tradizione salesiana ha sempre fatto ricorso e che risulta efficace nello svolgimento del cammino. Al testo che hai scritto potrai fare riferimento in qualunque momento, per un confronto ed una verifica. Lo scrivere è un mezzo per non fermarti in superficie, per aiutare la riflessione e la preghiera, per attingere alle profondità della tua vita.
- Dopo aver formulato il progetto secondo i tre passi indicati sopra, è necessario segnalare i tempi o le date concrete in cui verificare il cammino che stai facendo. Devi dare tempo sufficiente per la valutazione, come per esempio durante i ritiri o gli esercizi spirituali. La verifica ha lo scopo di vedere quanto sei stato fedele a tutto ciò che ti sei proposto nel progetto: se hai eseguito le attività scelte e se le hai realizzate bene, male o discretamente. Se non le hai eseguite, occorre indagare il perché. Verifica pure se sono raggiunti i traguardi prefissati e in quale misura. Nel caso di scarso risultato, l’analisi delle cause potrebbe mostrare che forse non sei stato costante negli impegni assunti e non ti sei mosso dopo lo stadio dell’entusiasmo iniziale; o forse non hai analizzato bene i problemi e sei rimasto sulla superficie; o non hai fatto attenzione ai diversi aspetti del problema; o forse le tue linee d’azione erano troppo generiche. Comunque sia, mediante la verifica ti accorgi se sei sul cammino giusto e puoi ricavare gli elementi utili per introdurre correttivi nel tuo progetto. La verifica del progetto ti chiede perciò un modo diverso di fare i ritiri mensili e trimestrali, in modo che abbiano maggior spazio per la preghiera e la riflessione personale.
- Ci sono anche dei momenti particolari in cui tu puoi vigilare sui passi quotidiani. Senza una coscienza vigile, lo stare attenti e l’essere svegli, non c’è cammino; si ha invece torpore, affievolimento, superficialità. E’ opportuno ricordare che la metodologia della vita spirituale ci ha sempre proposto l’esame di coscienza quotidiano, non come un momento formale e sbrigativo, ma sostanziale e approfondito. Tu hai anche la meditazione quotidiana, come opportunità per “prendere qualche buona risoluzione e cercare il modo di metterla in pratica”, rafforzando ciò su cui stai camminando. Ma soprattutto hai la celebrazione frequente della Penitenza, che insieme alla verifica della tua vita, al pentimento, al perdono di Dio, ti offre la grazia sacramentale della guarigione e della ripresa.
- Infine è utile riflettere su come armonizzare il tuo progetto personale con quello comunitario (cfr. CG25 74). Esiste infatti una relazione di interdipendenza tra i due: si rinforzano e si aiutano a vicenda. Da una parte quando tu formuli il tuo progetto personale, tu prendi in considerazione gli impegni del progetto comunitario, perché esso è un discernimento fatto da te e tutti gli altri confratelli circa i disegni di Dio sulla tua comunità; e quindi contiene delle indicazioni della volontà di Dio anche nei tuoi riguardi. D’altro canto, il progetto comunitario viene arricchito quando ciascuno dei membri della comunità, avendo elaborato il suo progetto personale, ha maturato ciò che intende proporre. Pur rispettando il diritto all’intimità personale, tu puoi condividere con gli altri confratelli gli aspetti del tuo progetto personale che ti senti di comunicare; in tal modo si migliora la conoscenza reciproca in comunità, si creano legami più forti di appartenenza e aiuti la comunità a raggiungere un livello più profondo nella sua progettazione.
Il progetto di vita non serve quindi, se non è riferito a tutti gli altri aspetti della vita spirituale; sarebbe una formalità che ha poca incidenza sul processo di crescita. Mi auguro che nella tua vita personale e nella vita della nostra Congregazione possa nuovamente essere sentita l’esigenza di un metodo serio per il cammino di santificazione.
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In conclusione, con il progetto personale di vita hai nelle tue mani uno strumento, che ti aiuta a crescere nella fedeltà creativa al dono della vocazione. Ti invito ad apprezzarlo e accoglierlo con gioia. Esso intende aiutarti a realizzare il dono di te e la risposta alla chiamata di Dio. Il cammino che il progetto ti offre è il risultato della tua libera decisione e dell’intervento gratuito di Dio, che ti ha chiamato per questa vita. Accogli l’invito a vivere il progetto come una opportunità per camminare nella santità!
Don Francesco Cereda
Roma, 21 giugno 2003
Schema dell’elaborazione
Che cosa vuole Dio da me nelle circostanze in cui mi trovo?
1.Trova un tempo di silenzio e raccoglimento, per esempio durante un ritiro mensile o gli esercizi spirituali, e apri il tuo cuore al Signore chiedendo luce e coraggio.
2.Chiediti davanti al Signore che cosa Egli vuole da te. Per concretezza, passa in rassegna i diversi aspetti della tua identità di salesiano consacrato apostolo come sono descritti dalle Costituzioni:
-“inviato ai giovani” - la missione verso la gioventù: per es. la tua conoscenza e pratica della spiritualità del Sistema Preventivo;
-“in comunità fraterne” - la vita di comunione con i fratelli in comunità:per es. la tua presenza attiva e cordiale negli raduni comunitari; la tua disponibilità alla condivisione;
-“al seguito di Cristo obbediente, povero e casto” - la pratica dei Consigli evangelici di obbedienza, povertà, castità;
-“in dialogo con il Signore” - la preghiera comunitaria e personale, l’unione con Dio;
-“in formazione continua” - l’impegno personale nella tua formazione continua: la tua maturazione umana, spirituale, pastorale, culturale.
3.Individua i due o tre aspetti principali della tua vita dove ti senti interpellato dal Signore: cosa vuole il Signore da te in ognuno di quei aspetti? Questi sono i tuoi traguardi.
Dove ti trovi rispetto alla chiamata di Dio?
1.Prendendo un aspetto dopo l’altro, identifica i due o tre punti significativi di “successo” oppure elementi favorevoli nella tua vita.
2.In modo simile in ciascuno degli aspetti sopra indicati identifica i due o tre punti significativi che hanno bisogno di essere rafforzati o cambiati nella tua vita.
3.Si può meglio utilizzare per ciascuno degli aspetti indicati dalle Costituzioni la Confessione della lode, del peccato e della fede.
Quali passi intendi compiere? In quale direzione, attraverso quali vie, con quali interventi?
1. Alla luce di ciò che è emerso nei passi precedenti, scegli le linee d’azione più confacenti per conseguire i tuoi traguardi, con quali obiettivi, processi e azioni.
2. Determina quando e come intendi valutare il progresso o meno nella realizzazione di queste linee d’azione e nel conseguimento dei tuoi traguardi.