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di A. Francesco Papa
Il City System è un sistema antico, vecchio, esperto, furbo.
Quando compare una novità in grado di depotenziarlo, egli ha capito che bisogna incorporarla il più in fretta possibile anziché combatterla. E’ questo il segreto e la conquista intellettuale che ha reso munifica la civiltà occidentale!
Sicchè quando contro le previsioni comparve la permacultura come sogno di società che ambisce alla ruralità e al locale piuttosto che all’urbanità e al globale, sul palco pose subito le marionette idonee a distrarre gli astanti da obiettivi troppo audaci.
Orbene, due sono i volti della permacultura scientifica, distinti sebbene consanguinei: uno è il bagaglio di principi e soprattutto le etiche, l'altro è il “metodo” di progettazione.
E’ certamente riduttivo ricondurre la permacultura ad una mera disciplina di ingegneria ecologica, ma mettendo un pò da parte i principi e le etiche – parole da sempre “brutte” per il City System, e mettendo l’accento sulle tasse, l’affitto ed l’alto costo dei beni immobili, la “crisi” e la grande difficoltà dei tempi moderni come dell’umano esistere, potremmo ricavare un totale assorbimento della permacultura nella attività teoretica di PROGETTAZIONE.
Convinti di questo, il più è fatto: “fare permacultura” da ora in avanti significherà accontentarsi di applicarla li dove siamo1, perché questa è invero “l’unica base comune ed a tutti necessaria”!
E siccome tutti abitiamo ab origine in città, ne consegue che “fare permacultura” diventerà “migliorare il City System”, che si ricoprirà di cupole di smeraldo anche grazie all’intervento dei permacultori!
Insomma, siamo partiti da molto lontano - il sogno di una piccola, invisibile cascina, piccoli giardini, piccole comunità sotto un cielo stellato – per confermare infine il vernacolare detto:
Tutte le strade portano a Roma
Il City System - inteso come spirito interiore volto all’accatastamento delle risorse e alla loro stagnazione presso superiori eden privati - persino attraverso la permacultura ci ha indicato la strada matura della rassegnazione di fronte all'impraticabilità di un desiderio antico, vecchio, saggio, semplice quanto quello di possedere una terra dalla quale nessuno possa sbatterci in strada a 80 anni per un contratto di comodato scaduto o per un proprietario non più benevolo nei nostri confronti2.
Se vuoi nuotare
c’è qualcosa di diverso dal mare
in cui puoi farlo?
Se vuoi essere libero sulla terra, c’è qualcosa di diverso dalla proprietà della tua terra, che può darti questa libertà?
Mi spiace, al momento nessuna buona comunità ecologica ha richiesto uno spazio promozionale qui.
Il desiderio/bisogno di ruralità è l'ingrediente primordiale della permacultura, ed in un contesto metropolitano in cui posso esercitare qualche ammirevole forma di permacultura (URBANA), io potrei non essere felice, ovvero, potrei non accontentarmi di nuotare in una vasca da bagno o nella biopiscina di un hotel nei giorni di vacanza concessi dal City System! Proprio questo convincimento ti certifica come “vero” permacultore! Ma se non trovi lavori diversi dal portapizze e ben stipendiati, non potrai permetterti la terra sin da giovane (prima dei 60 anni) né esiste un’associazione o una rete politica alla quale chiedere aiuto in tal senso!
Quindi, una volta sbarrata la strada di accesso principale della permacultura – quella fatta di solida, sporca terra – viene finalmente favorita la “versione corsi" anzichè la versione strutturale della permacultura!
“Integra invece di separare”
La permacultura urbana o "accademica" vi ha creduto fino in fondo, e così è stata integrata e purificata da tutti i pericoli, scadendo in una sorta di Metafisica della Progettazione3, il che fa pensare a quanto diceva Nietzsche sulla forza della filosofia che, diceva lui, era direttamente proporzionale all’impotenza del fare.
Nel nostro caso:
...più risulta impossibile coltivare e comprare la terra su sui coltivare, più la permacultura si slancia in un trampolino che porta i progetti tra le nuvole, cioè in un ecoseminario in città od in un corso di permacultura “interiore”.
Tutto quel parlare e quell’insistere sulle tecniche di adattamento in malcelata polemica con quanti provano a riportare la mancanza collettiva di soldi al centro dell’agenda politica della permacultura, altro non nasconde che un problema duro come un nocciolo: il nocciolo della questione: la proprietà privata anzichè comunitaria della terra, persino fra i permacultori più insigni.
L’idea mai documentata di una permacultura “sovrana”, attuale e “totalmente fattuale”, resterà come pregevole facciata per dare anima ai corsi di permacultura, attivatori anch’essi di un particolare genere di commerci4 e di vantaggi per la gilda… sempre e soltanto, unicamente urbana!
La corsi-coltura – cioè la produzione, promozione e vendita di corsi di tutti i generi a tutti i generi di uomini - non è dunque una SCELTA del permacultore occidentale, quanto una NECESSITA’ dell’uomo occidentale, quasi una “imposizione” della cultura dominante nella quale tutti i permacultori aspiranti oggi si ritrovano a sguazzare.
Come tale, la degenerazione della permacultura in corsicoltura non è effettivamente recriminabile a qualche persona in particolare.
La corsicultura – intesa come filosofia della vendita di prodotti da corso piuttosto che di prodotti reali - non è peccato né difetto del permacultore rurale o metropolitano, ma un logico “adattamento di natura storica” del permacultore al contesto sociale in cui si è trovato abitualmente a vivere. Pertanto, un fenomeno contingente5.
by Le sintesi di Giada
1. Compravendita di Saperi Bio & CORSI di tutti i generi (come al Super Mercato);
2. Visite all'ecovillaggio con ticket di ingresso a 15 euro (come a un museo);
3. Baratti umorali e scoordinati. Beni, servizi e persino cerchi sciamanici in "Economia del Dono" (il dono deve essere pagato alla tariffa pre-stabilita dal "donatore");
4. Proprietà PRIVATA sempre e comunque, e sempre e comunque ricerca di forza lavoro gratuita a tempo indeterminato. "Nuovo Mondo" come feudalesimo rinnovato col wwofing e il biologico.
5. Spiritualità fondata su "Le Vibrazioni" e il "Mantenere Alta l'Energia" che in chat solitamente sfocia in conversazioni catatoniche (noiose) ovvero in palpabile assenza di pensieri critici e luci razionali. Come su facebook, anche qui il diverso & controverso viene bandito da presunti "Maestri di Vita" chiamati anche "Facilitatori".
6. L'illuminata Estasi del Budda sotto il fico aborrisce i "GIUDIZI" anche sensati, anzi più intelligenti e ben argomentati sono, tanto più turbano "La Pace", più il facilitatore è chiamato a "proteggere la community" bannando il diverso & controverso e facilitandosi, così, le giornate.
7. Visione politica nulla e/o violentemente rigettatta. La democrazia è cosa buona e giusta, ma non deve essere imposta per legge e tantomeno tramite statuto associativo interno. Gli ecovillaggi (e soprattutto i loro proprietari di terra) devono restare "liberi" (dalle norme e dalle critiche).
EGOVILLAGGI
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1 Curiosamente, è possibile rintracciare una eco molto simile in ambito cattolico dove, se confessi al prete che non riesci ad essere sereno a casa, a lavoro, in famiglia, la risposta non sarà mai: “adesso ti aiutiamo noi!” ma: “il vero cristiano è un martire che agita il mondo con la sua luce, e non si lascia agitare”. Ed allora partono una serie di inviti a meditare meglio con la bibbia davanti; in permacultura, a riflettere sulla “zona 00” e ad “osservare attentamente” il mondo davanti, perché “il problema è la soluzione”.
2 L’ospitalità è cosa gradita all’associazione WWOOF quanto alla permacultura, ma se e quando il proprietario produrrà figli, dovrà sottarre spazio a te insulso ospite!
Non ti vuole male, soltanto, vuole cose migliori per la propria famiglia!
Nondimeno, ancor quando non ci sono figli in arrivo, la ospitalità e la EQUA CONDIVIONE DELLA TERRA in permacultura scientifica è un evento giammai regolarizzato, perciò informale, anarchico, umorale e perciò, in fin dei conti… ludico!
Pochi permacultori sembrano ricordare che si può giocare a 20, 30 e forse anche a 40 anni, ma non a 50, 60 e 70 anni!
3 Essa presso i permacultori più poveri o diseredati sfocia in una coltura perenne di progetti annuali presso variabili padroni di terra presso i quali a turno negli anni si abiterà.
Insomma, randagismo in cambio di occasionali prestazioni d’opera pregne di “sensibilità permaculturale”.
4 I corsi e la cultura “perma” in genere producono persone più attente ai loro acquisti (che dovranno essere “eco, bio, ecobio, solidali, equi, equosolidali” etc), quindi dentro il cavallo di troia della permacultura può nascondersi lo “ecobusinness”, in quanto la terra come i mezzi di produzione resteranno proprietà privata di date stirpi familiari che gestiranno le aziende venditrici di bioprodotti che noi attraverso un permacorso avremo scoperto ed imparato ad apprezzare!
Oh, quanto straordinario fu quel profeta che disse: “lavora con e non contro!”. E quanto fedeli i suoi discepoli!
5 Per favore, cercate sul vocabolario il significato della parola “contingente”, perché è la chiave per interpretare questa pagina, questo libro, e l’esistenza stessa della permacultura ORGANICA affianco ed oltre la permacultura URBANA.