La permacultura esiste perché esiste la natura. La natura presuppone l'esistenza di due parti con interessi contrapposti: il cavolo e la capra, l'ecosistema naturale e la cittá. Alcune ecosofie vorrebbero cancellare o ignorare questa opposizione fondamentale.
Per contribuire a una interpretazione più approfondita della permacultura, è stato aperto questo sito, ispirato all'ignoto pensiero di Paperinik: «è interessante notare come una vera e felice autosufficienza di molti ecovillaggi in rete, vista dalla cittá somigli più a una disgrazia per la città e per l'economia tutta». Una verità scioccante ma dalle conseguenze numerose e visibili a tutti...

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"Il Commercio non è il Diavolo!"

di A. Francesco Papa

Immaginiamo che tutti i permacultori riuniti in una assemblea internazionale sancissero come di IDENTICO PESO PERMACULTURALE le seguenti due scelte:

  1. “Coltivarsi i propri peperoni nell’orto davanti casa”
  2. “Comprare peperoni da un microagricoltore locale di fiducia che segue i principi della permacoltura”

Se un tale decreto dai Signori Universali della Permacultura venisse emanato, quali conseguenze culturali si avrebbero?
Possiamo pensare che si passerebbe da una RIVALUTAZIONE DELL’AUTOPRODUZIONE - che è la novità “anti-storica” e perciò scioccante della permacultura - ad un normale benedizione del commercio di prodotti bio. Molto rumore per nulla.

«Il commercio non è il diavolo!»


Oggi serviva davvero la permacultura per promuovere la cultura del bio-a-tutti-i-costi (normalmente a costi o

​​​​molto alti)?

Poichè anche col fruttivendolo giù all’angolo possiamo intrattenere cordialissimi rapporti di fiducia - e anche lui potrebbe non infestare il suo orto di diserbanti e pesticidi (pur senza poi affibbiare alle sue pere un costoso logo bio) - servirebbe alla permacultura una visione cui aggrapparsi per ricavare una specificità che la distingua dal Qualunquismo Biologico.

ecovillaggio commercio


Forse potremmo cominciare con l’ammettere che nel mondo non siamo tutti uguali, ma tutti diversi, ma soprattutto... diversi a gruppi! Così, abbiamo nei fatti gruppi diversi ma uguali ad altri gruppi diversi, e gruppi uguali ma diversi da altri gruppi uguali.

Uno di questi gruppi, potrebbe essere quello composto da uomini e donne “di terra”, che non amano il cemento urbano e che anzi producono di più quanto più un serto verde ricopre le loro case con calore e costanza.
Essi sono diversi dagli aspiranti cantanti, attori e giullari di Amici di Maria de Filippi, dalle modelle di Valentino e dai manager di Bruxelles, perché non stanno col naso all’ingiù a guadare gli spazi cosmici racchiusi in una tivù, ma la terra, soprattutto quella loro d’intorno.

Trasferitisi nella periferia rurale, si prendono felicemente cura di un orto, un campo o un bosco.

Queste persone non sono precisamente “agricoltori, impresari agricoli, commercianti del cibo”, ma esseri vocati a formare un Centro di Comunità Permanente, e a tenerlo unito.

Gli abitanti di un ecovillaggio sono come i comandanti aeroportuali che istruiscono i piloti e li rassicurano durante il viaggio, ma che anche si informano costantemente su quanto succede nell’entroterra affinché l’atterraggio sia comodo e sicuro per tutti. Essi devono restare lì, sospesi tra terra e cielo, non appartenenti né alla città né alle stelle, ma ad entrambi.

Costoro non dirigono propriamente commerci, poichè il loro lavoro principale è quello di “essudare aromi”: il profumo di una casa sostenibile, comoda e bella come culla di una generazione buona, migliorata; se un certo petrolio arriva ad impregnare pure le profondità marine, generano una “casa-accogliente-per-pochi” parenti, amici, ospiti, bisognosi e clienti del B&B (“se ne hai).

«Il commercio non è il diavolo!»

Ma il commercio non è mai la UNICA via concessa all’uomo per METTERE IN PRODUZIONE il proprio talento, giacché non tutti i talenti sono commerciabili. Come, ad esempio, quello delle mamme o del nonno giardiniere!


Bisogna capire che con un controllo a-democratico/a-partitico della Azienda-Erogatrice Primaria di moneta pubblica, la moneta ossigena i tessuti sociali in maniera parziale od occasionale perché chiamata a rispondere ai desiderata di soggetti privati "indipendenti" (da te, dal Pubblico) che probabilmente sono affetti come tutti gli uomini da dogmi ideologici, interessi o “capricci” nient'affatto discutibili in quanto consegnati alla riflessione di circoli di decisione non parlamentari, poco trasparenti, inattingibili, troppi privati, occulti. Invece, una politica creatrice e redistributrice della moneta secondo una logica ampiamente condivisisa dal popolo in sede parlamentare, è più probabile che assicuri il benessere del popolo stesso (inteso come ceto medio) e non di pochi gruppi sociali.

Più il soldo diventa “bene-per-pochi-gestito-da-pochi”, più il progetto di un cittadino come di un contadino sovrano, libero e felice in quanto dotato (anche) di soldi sufficienti, perde lucentezza, robustezza, applicabilità!

La PRIVATIZZAZIONE DI UNA BANCA CENTRALE è un atto gravissimo contro i Diritti Umani di tutti i Popoli e di tutte le Nazioni, perchè in certo qual modo è paragonabile alla privatizzazione dell'unica fonte d'acqua pubblica (i popoli la imploreranno disperandosi), ma è rimasto un ultimo rimedio, benchè arduo, poco organico in quanto appeso alle bizze del vento: il fare corpo con quei pochi individui cui sono rimasti ancora (abbastanza) soldi.

Se hai soldi dai soldi
Se hai competenza dai competenza
Se hai tempo dai tempo

Alcune persone hanno molti soldi nel City System perché il City System ha molto bisogno dei loro talenti, e loro li cedono in cambio dell’unica cosa che il City System può loro dare: soldi (che la BC stampa dal nulla).

Ciò vuol dire che se il Country System come RETE DI ECOVILLAGGI potesse coniare una sua propria moneta, potrebbe competere col City System nel catturare quei preziosi talenti, e prosperare anche lui, nei secoli - o anche abbastanza in fretta, come VERO MODELLO SOCIALE VERAMENTE ALTERNATIVO. Infatti il baratto è una gran bella cosa... gli ecovillaggi e le comunità genuinamente rurali non possono non utilizzarlo! tuttavia ha limiti intrinseci.

«Il commercio non è il diavolo!»


Si, il commercio non è il diavolo, peró lo ritroviamo spesso in mezzo alla strada impietoso e miserabile come un diavolo, che sarebbe meno indiavolato se utilizzasse una moneta non creata/smistata alla fonte da logiche vuote di spirito, troppo private, ideologicamente difficili, evidentemente impopolari.

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Immaginiamo che tutti i permacultori riuniti in una assemblea internazionale sancissero come di IDENTICO PESO PERMACULTURALE le seguenti due scelte:

  1. “Coltivarsi i propri peperoni nell’orto davanti casa”
  2. “Comprare peperoni da un microagricoltore locale di fiducia che segue i principi della permacoltura”

Se un tale decreto dai Signori Universali della Permacultura venisse emanato, quali conseguenze culturali si avrebbero?
Possiamo pensare che si passerebbe da una RIVALUTAZIONE DELL’AUTOPRODUZIONE - che è la novità “anti-storica” e perciò scioccante della permacultura - ad un normale benedizione del commercio di prodotti bio. Molto rumore per nulla.

«Il commercio non è il diavolo!»


Oggi serviva davvero la permacultura per promuovere la cultura del bio-a-tutti-i-costi (normalmente a costi o

​​​​molto alti)?

Poichè anche col fruttivendolo giù all’angolo possiamo intrattenere cordialissimi rapporti di fiducia - e anche lui potrebbe non infestare il suo orto di diserbanti e pesticidi (pur senza poi affibbiare alle sue pere un costoso logo bio) - servirebbe alla permacultura una visione cui aggrapparsi per ricavare una specificità che la distingua dal Qualunquismo Biologico.

ecovillaggio commercio


Forse potremmo cominciare con l’ammettere che nel mondo non siamo tutti uguali, ma tutti diversi, ma soprattutto... diversi a gruppi! Così, abbiamo nei fatti gruppi diversi ma uguali ad altri gruppi diversi, e gruppi uguali ma diversi da altri gruppi uguali.

Uno di questi gruppi, potrebbe essere quello composto da uomini e donne “di terra”, che non amano il cemento urbano e che anzi producono di più quanto più un serto verde ricopre le loro case con calore e costanza.
Essi sono diversi dagli aspiranti cantanti, attori e giullari di Amici di Maria de Filippi, dalle modelle di Valentino e dai manager di Bruxelles, perché non stanno col naso all’ingiù a guadare gli spazi cosmici racchiusi in una tivù, ma la terra, soprattutto quella loro d’intorno.

Trasferitisi nella periferia rurale, si prendono felicemente cura di un orto, un campo o un bosco.

Queste persone non sono precisamente “agricoltori, impresari agricoli, commercianti del cibo”, ma esseri vocati a formare un Centro di Comunità Permanente, e a tenerlo unito.

Gli abitanti di un ecovillaggio sono come i comandanti aeroportuali che istruiscono i piloti e li rassicurano durante il viaggio, ma che anche si informano costantemente su quanto succede nell’entroterra affinché l’atterraggio sia comodo e sicuro per tutti. Essi devono restare lì, sospesi tra terra e cielo, non appartenenti né alla città né alle stelle, ma ad entrambi.

Costoro non dirigono propriamente commerci, poichè il loro lavoro principale è quello di “essudare aromi”: il profumo di una casa sostenibile, comoda e bella come culla di una generazione buona, migliorata; se un certo petrolio arriva ad impregnare pure le profondità marine, generano una “casa-accogliente-per-pochi” parenti, amici, ospiti, bisognosi e clienti del B&B (“se ne hai).

«Il commercio non è il diavolo!»

Ma il commercio non è mai la UNICA via concessa all’uomo per METTERE IN PRODUZIONE il proprio talento, giacché non tutti i talenti sono commerciabili. Come, ad esempio, quello delle mamme o del nonno giardiniere!


Bisogna capire che con un controllo a-democratico/a-partitico della Azienda-Erogatrice Primaria di moneta pubblica, la moneta ossigena i tessuti sociali in maniera parziale od occasionale perché chiamata a rispondere ai desiderata di soggetti privati "indipendenti" (da te, dal Pubblico) che probabilmente sono affetti come tutti gli uomini da dogmi ideologici, interessi o “capricci” nient'affatto discutibili in quanto consegnati alla riflessione di circoli di decisione non parlamentari, poco trasparenti, inattingibili, troppi privati, occulti. Invece, una politica creatrice e redistributrice della moneta secondo una logica ampiamente condivisisa dal popolo in sede parlamentare, è più probabile che assicuri il benessere del popolo stesso (inteso come ceto medio) e non di pochi gruppi sociali.

Più il soldo diventa “bene-per-pochi-gestito-da-pochi”, più il progetto di un cittadino come di un contadino sovrano, libero e felice in quanto dotato (anche) di soldi sufficienti, perde lucentezza, robustezza, applicabilità!

La PRIVATIZZAZIONE DI UNA BANCA CENTRALE è un atto gravissimo contro i Diritti Umani di tutti i Popoli e di tutte le Nazioni, perchè in certo qual modo è paragonabile alla privatizzazione dell'unica fonte d'acqua pubblica (i popoli la imploreranno disperandosi), ma è rimasto un ultimo rimedio, benchè arduo, poco organico in quanto appeso alle bizze del vento: il fare corpo con quei pochi individui cui sono rimasti ancora (abbastanza) soldi.

Se hai soldi dai soldi
Se hai competenza dai competenza
Se hai tempo dai tempo

Alcune persone hanno molti soldi nel City System perché il City System ha molto bisogno dei loro talenti, e loro li cedono in cambio dell’unica cosa che il City System può loro dare: soldi (che la BC stampa dal nulla).

Ciò vuol dire che se il Country System come RETE DI ECOVILLAGGI potesse coniare una sua propria moneta, potrebbe competere col City System nel catturare quei preziosi talenti, e prosperare anche lui, nei secoli - o anche abbastanza in fretta, come VERO MODELLO SOCIALE VERAMENTE ALTERNATIVO. Infatti il baratto è una gran bella cosa... gli ecovillaggi e le comunità genuinamente rurali non possono non utilizzarlo! tuttavia ha limiti intrinseci.

«Il commercio non è il diavolo!»


Si, il commercio non è il diavolo, peró lo ritroviamo spesso in mezzo alla strada impietoso e miserabile come un diavolo, che sarebbe meno indiavolato se utilizzasse una moneta non creata/smistata alla fonte da logiche vuote di spirito, troppo private, ideologicamente difficili, evidentemente impopolari.