Van Gogh non vendette nemmeno un quadro
La permacultura esiste perché esiste la natura. La natura presuppone l'esistenza di due parti con interessi contrapposti: il cavolo e la capra, l'ecosistema naturale e la cittá. Alcune ecosofie vorrebbero cancellare o ignorare questa opposizione fondamentale.
Per contribuire a una interpretazione più approfondita della permacultura, è stato aperto questo sito, ispirato all'ignoto pensiero di Paperinik: «è interessante notare come una vera e felice autosufficienza di molti ecovillaggi in rete, vista dalla cittá somigli più a una disgrazia per la città e per l'economia tutta». Una verità scioccante ma dalle conseguenze numerose e visibili a tutti...
...e Rembrandt visse fino a quarant’anni coi genitori.
Ad un permacultore piace contemplare il valore oggettivo delle cose.
Ahinoi, accade anche un’altra cosa nelle aule magne della permacultura: l’incontro di quel valore oggettivo col valore ecologico, e l’accomodamento di quest’ultimi al valore di mercato, giacchè Holmgren scrisse: “Ottieni una Resa!” (traduzione bioliberista del più organico “Ottieni un Raccolto”).
Da questa miscellanea dovrebbe venire fuori la “buona permacultura”.
Ordunque, se Holmgren fosse stato ascoltato di tutto punto, Van Gogh avrebbe fatto un altro lavoro, o prodotto meno capolavori, dal momento che il pover’uomo non ebbe mai ottenuto una resa dal suo lavoro! O comunque, non una resa soddisfacente.
“Non fu un buon permacultore”
Noi adesso vorremmo capire se i lavori di Van Gogh furono in effetti dei buoni lavori.
La Storia è abituata a rimettere a posto tutti i tasselli, e - a giudicare dal prezzo dei dipinti di Van Gogh alle aste internazionali – potremmo arguire che il Mercato ha infine onorato questo pittore pazzo, ma, purtroppo, soltanto alla fine, quando era ormai morto. La stessa cosa è accaduta a molti altri pittori e persino gente di strada, ad es. Gesù Cristo.
Il Mercato come “sapienza popolare riflessa” nel piccolo specchio di una moneta, anche se in terribile ritardo riesce a riconoscere il valore intrinseco delle cose, e noi come occidentali che ne suggiamo l’argenteo latte, ce ne siamo accorti! Ma ci siamo accorti meno che lo fa quando dice lui e per i motivi che dice lui, i quali non sono necessariamente ecologici o culturali.
A volte lo sono, altre volte no. A volte sono etici, altre volte no. A volte questi suoi criteri di riconoscimento dell’arte sono prontissimi, altre volte di lentissima maturazione.
Forse allora dovremmo concludere che il Mercato è una misura di valore insicura come una lotteria. E se è inaffidabile nel premiare tempestivamente ciò che è virtuoso, lo è altrettanto nel punire ciò che è vizioso!
Che conseguenze ha tutto ciò
sulla permacultura?
Quando il “Ottieni una Resa” del primo principio di Holmgren incorpora il giudizio del Mercato fra le guideline della condotta di un permacultore, adotta o una larva che divorerà la mela, o un serpente dalle squame cangianti che infine porgerà all’uomo il suo frutto dolcissimo.
Noi non sappiamo che tipo di mela ci regalerà il Mercato: gloria o miseria, guerra o pace, dolcetto o scherzetto, rispetto o dispetto.
E così, forse, in un ecovillaggio, è meglio ignorare il Sig. Mercato, o almeno diffidarne qb evitando di dargli quell’importanza atta a condizionare gli incoraggiamenti alla produzione o non-produzione dei nostri figli.
Cura del Country System sarà quella di offrire a tutti e a tutti i possibili Van Gogh, una rete amabile e familiare sulla quale contare e alla quale appoggiarsi nonostante l’incomprensione o peggio la persecuzione del mondo, a prezzo di un umile quotidiano lavoro soltanto che, forse, un giorno, sarà rivalutato.
Qui entra in gioco l’avvedutezza della rete locale, l’ampiezza della sua cultura, del suo Buon Senso, e la sua capacità di osservazione, come anche la sua necessità di aprirsi a pareri inter-locali, e non solo prettamente locali, a volte troppo contestuali giacché è altresì noto che...
«Nessun profeta è ben accetto in patria»