La permacultura esiste perché esiste la natura. La natura presuppone l'esistenza di due parti con interessi contrapposti: il cavolo e la capra, l'ecosistema naturale e la cittá. Alcune ecosofie vorrebbero cancellare o ignorare questa opposizione fondamentale.
Per contribuire a una interpretazione più approfondita della permacultura, è stato aperto questo sito, ispirato all'ignoto pensiero di Paperinik: «è interessante notare come una vera e felice autosufficienza di molti ecovillaggi in rete, vista dalla cittá somigli più a una disgrazia per la città e per l'economia tutta». Una verità scioccante ma dalle conseguenze numerose e visibili a tutti...

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"LIBERI A PRANZO" (o a cena)

di A. Francesco Papa

C'era una volta, tanto tempo fa, una comunità che condivideva con gli ospiti pranzo e cena.
Ciò era del tutto normale, poichè il locale regime di accoglienza si chiamava "OSPITALITA' APERTA".

Poi la regola all'interno della "COMUNITA' APERTA" cambiò, per ragioni facili da intuire.

Condividere insieme solo 1 dei 2 pasti principali della giornata (il pranzo o la cena), è in effetti un'operazione sociologisticamente intelligente in quanto risparmia energie collettive: lo sforzo dell'intavolamento e dell'intavolamento dei discorsi pre-post prandiali, tanto per cominciare.
Ognuno, nondimeno, in tal comunità poteva sicuramente continuare a mangiare due volte al giorno, tuttavia conformemente a quanto riusciva a reperire da sé stesso sui campi o in dispensa, e a quanto riusciva a prepararsi da sé e per sé nella CUCINA COMUNE.
Questo secondo pasto "supplementare" vedeva riunite le coppie, i single della comunitá e la totalità della "famiglia" intenzionale SOLTANTO INCIDENTALMENTE, poiché - chi ce l'aveva - solitamente trovava assai più comodo nutrirsi nella PROPRIA CASA, a brevissima distanza dal Cuore dell'Ecovillaggio (che era appunto la cucina comune).

Secondo certo approccio alla permacultura, questo lasciare l'ospite in una solitaria autogestione nella cucina comune all'ora di pranzo oppure di cena, non era "maleducazione" bensi "resilienza interna, preservazione dei propri spazi e tutela della privacy", concetti senz'altro giusti ma piantati nel posto sbagliato, se ci siamo riuniti lì per fare COMUNITA', e non per fare un CONDOMINIO agreste.

Nel Condominio Urbano ci sono tante stanze pressate dentro un palazzo. I condomini condividono i SERVIZI COMUNI (scale, cortile, parcheggio, tubature dell'acqua, della luce e del gas).

In un Condomio Agreste ci sono tante CUCINE PRIVATE dentro uno stesso lotto di terra. I condomini condividono i SERVIZI COMUNI (colture, pascoli).

"Molto rumore per nulla!". Nella Struttura del Condominio, sintesi filofisica della morente Cultura Occidentale, non si instaura mai VERA COMUNITA' fra i condomini, ma si stabilisce e si onora il MUTUALISMO DEL PARASSITA, che si lega all'altro per i vantaggi che ne ricava.

Considerando che normalmente molto pochi fra gli ospiti hanno le abitudini dietetiche dei carmelitani scalzi riformati, in permacultura ORGANICA consigliamo - a chi dovesse maturare tal genere di suggestioni - di desistervi prontamente, non solo per questioni di cortesia, ma anche di coerenza interna a tutte le parti del progetto, che in fondo in ogni caso è sempre quello di fare una vita comunitaria (davvero) diversa.

Un viadante libertario, un inurbato che dalla cittá esplora il mondo ed infine approda in un "porto di terra" costruito spesso sui disagi del nomadismo, dell'abusivismo e/o della castrazione edilizia sugli spazi rurali ad opera dell'Ente Regolatore/Castigatore (perciò tenda, camper, bagni comuni per tutti etc), non si smuove dal caldo nido di casa per altro che per il piacere della compagnia, e lesinarla certo non porta bene allo spirito del progetto.
Sarebbe come invitare Gesù dicendogli: "Benvenuto! La mia casa è la tua casa, resta qui quanto desideri!", e ad ora di cena, dopo il festoso pranzo di benvenuto... i gufi nella notte tra i fornellini da campo, da solo...

MEGLIO NON ALLESTIRE NESSUN PROGETTO DA CAMPO,
CHE ALLESTIRLO MALE!

Se si è scelto di fare una biocomunitá, perchè ibridarla con dna urbano?

Il regime di ospitalità puó essere predisposto "in confino" (ad es. limitata ai week end) oppure a turnazione continua (feriali inclusi), ma in entrambi i casi l'innesto dell'ospite nella ecofamiglia dovrebbe essere armonico.
Una ecofamiglia è qualcosa di organicamente diverso da una famiglia urbana, e si capisce che è veramente strutturata come tale quando riesce a reggere l'urto frequente di pochi ospiti in più sia a pranzo che a cena. Infatti, dove si mangia in 4, si riesce a mangiare anche in 5! Soprattutto se coltivi ad abundantiam terra che tratti in "permacoltura per l'autosufficienza".
Una ecocomunitá non è un ecoristorante, non può e non deve accogliere sempre TUTTI!

Ma POCHI posti in surplus dovrebbero essere SEMPRE previsti e garantiti, sia a pranzo che a cena... perchè siamo una COMUNITA', non proprio una normale famiglia metropolitana.