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Permacultura & MUTUO-AIUTI: La Genesi

In questo secondo capitolo racconto di come si svilupparono i "mutuo-aiuti" in sicilia, sia nell'esperienza personale che in quella di pochi anni prima, per come mi venne narrata da testimoni affidabili. Il primissimo mutuo-aiuto, dunque, si ebbe a Messina, al "Giardino delle Belle" di un appassionato di permacultura tuttavia notoriamente aspro, con cui in seguito avrei litigato anch'io...

tratto dal libro
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di A. Francesco Papa

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L’idea del “Mutuo-Aiuto” matura in seno al gruppo “Permacultura Sicilia”, nel biennio 2012-20131.
All’inizio non c’era una “sigla” per l’evento. C’era solo il bisogno di aiutare alcuni amici agricOltori che volevano trasformarsi in agricUltori. Oppure si cercava di “solidificare” la permacultura in un orto condiviso o nelle campagne private di qualche collega alle prese coi soliti problemi.

Con il permanere dell’eccentrica attività, venne poi l’esigenza di definirla. A quel punto Philip Delle Pezze2 coniò il termine “Gruppi di Mutuo-Aiuto”, ed essendo una buona sintesi, quel termine rimase e si diffuse3. Tale scelta lessicale è interessante perchè rievoca le cosiddette “Società di Mutuo-Soccorso” che all'indomani del processo di industrializzazione e prima della formazione dei sindacati, si assunsero il compito di lenire le difficili condizioni di vita degli operai.
Data l'indole “anarchica”4 dei g.m.a, si potrebbe tirare un parallelo anche con l'opera “Il Mutuo Appoggio” (1902) di P. A. Kropoktin.
Ogni g.m.a non ha partecipanti fissi. Non è una squadra di calcio! Alcune persone, è vero, si vedono più sistematicamente di altre, ma - lavorando in città - alcune volte si è stanchi e ci si ritrova sgualciti nei week-end - bisognosi di recupero in isolamento iperbarico nella propria camera da letto - altre volte invece ci si sente più freschi e scattanti e comunicativi, e perciò la composizione di un g.m.a è sempre mutevole. Ciò che rimane costante, è l’intenzione di riunirsi sulla terra.
Il g.m.a NON è un modo per stare in campagna all’aria aperta; per quello ci sono le escursioni organizzate dalla lipu o dal wwf e le grigliate di pasqua e pasquetta! Invece, qui si lavora!
Il lavoro costituisce una base d’incontro produttiva per scambi e discussioni che possono prendere risvolti filosofici! Il City System ha infatti questo di positivo: lascia molti nella disoccupazione, nell’incertezza e nell’infelicità, ma almeno li istruisce a dovere! Probabilmente perché anche lo studio è concepito come businnes, e perciò “deve essere popolare”. Ad ogni modo, qui non è raro trovare persone preparate, studiose, laureate.
Mentre per i lavori più noiosi e di routine un lungimirante permacoltore di solito si affida ai wwoofers5 - i quali sono più servizievoli e, soprattutto, a buon mercato (lavorano gratis secondo specifici tornaconti personali – stare lontano dalla propria famiglia, visitare a basso costo un paese straniero, imparare un’altra lingua etc) - nel g.m.a esiste una logica ed una sfumatura diversa in quanto esso vuole fare cultura verde attraverso la pratica in campo. Una persona sepolta in città durante la settimana, trova così una volta al mese un modo per recuperare briciole di senso e di comunione con qualcosa di diverso da sè, dai propri parenti e colleghi d'ufficio. Allontanarsi dalla città, con le sue strade; avvicinarsi alla natura, ai suoi odori. Non per cadere in estasi ma per agire-in-gruppo!

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Mi spiace, al momento nessuna buona comunità ecologica ha richiesto uno spazio promozionale qui.

Cura del direttore dei lavori (proprietario della campagna, "hoster") è quella di non annoiare i g.m.a workers, offrendo almeno 2-3 alternative lavorative fra le quali ciascuno sceglierà quella che trova a sè più congeniale. L’importante è NON OZIARE!
Con ciò, da una parte quest'iniziativa agrosociale è qualcosa che serve strettamente le richieste del fattore (3 giorni di energico lavoro concentrato mattina-pomeriggio da parte di 10-15 persone, corrisponde al lavoro solitario di 1 mese!). Dall’altra, l’evento reiterato distribuisce a tutti i partecipanti quella fiducia e quella preparazione loro necessaria per fare da sé. Dove? Sul balcone? Forse! Ma più spesso nella propria campagna.6

Molti italiani tengono infatti frutteti abbandonati e/o mal-trattati. A quelli che non saprebbero da dove cominciare o che lasciano la propria terra in mano a giardinieri mercenari peraltro poco preparati o istruiti secondo la vecchia scuola ("taglia-zappa-ingozza-violenta"), frequentare un g.m.a offre spunti di lavoro per future personali e soddisfacenti attività “sovversive” ai bordi di periferia, di qualità sinergica e collaborativa, dolci verso la natura.
L’obiettivo a lunga gittata di un g.m.a, è quello di divulgare gratuitamente le tecniche dell’autosufficienza. Si pianta, si parla, si scambia, si semina. In nome di che? In nome di una diversa economia, più organica.
In nome dell’amore, ci si abbraccia anche! Ho notato che tale pratica "stucchevole e promiscua”, è alquanto diffusa in questo genere di ambienti che, diciamolo, ereditano naturalmente, sviluppandoli in direzione ecologica, i resti della tradizione hippie e sessantottina.
Le strutture che accolgono i gruppi di mutuo-aiuto spesso sono aziende agricole oppure B&B di larghezza "atomica". Quindi per qualche giorno ci si dovrà arrangiare con bagni all’aperto, jurte, tepee e sacchi a pelo imbottiti, servizi comuni, tende da campeggio o stanze condivise, camper. Questo è connaturato al fatto che, per la massima parte, almeno in questo momento storico, la permacultura non ha a che fare con hotel ed agriturismi di prestigio, ma con comuni cascine e piccoli villini7.


Finchè le Comunità Agresti rimarranno Famigliuole Agresti, è normale che queste NON siano ottimamente attrezzate per l’ospitalità di gruppi di 10-15 persone. E’ normale, anche, che procedano a rilento con le consuete attività di manutenzione e ansimare per sbarcare il lunario.
Queste sono le conseguenze di un “Country System” non ancora compiutamente sviluppato.

Qualora invece il nucleo abitativo sia esso stesso un g.m.a, le campagne non avrebbero più bisogno di interventi esterni massivi di restauro, e rimarrebbe solo l'esigenza di un lavoro occasionale per la realizzazione di magnifiche opere non troppo indispensabili, un po’ come le piramidi, espressione eccelsa del “contributo” di un intero popolo. Solo che qui si lavorerebbe su base volontaria, in “mutuo-appoggio”, e solo per commemorare qualcosa, forse la raggiunta unità del gruppo. Ma all'inizio qualsiasi mutuo-aiuto si autorganizza per i lavori DI BASE!

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La colomba della pace vola di sito in sito. Aiutiamola a farle fare il giro del mondo portandola anche nel nostro spazio web!
Questa è arrivata qui MERCOLEDI' 15 MARZO 2017, alle ore 14:57 da www.toscanafantasy.com
NOTE A PIE' DI PAGINA

1 Da una email di certo "Sante", un messinese che in mailing-list lamentava ai permacultori siciliani il fatto di non riuscire mai a rivedersi, sorse la proposta: «...Se "il problema è la soluzione", allora la soluzione a questo problema è vedersi!», concluse il ragazzo, convinto che in ogni problema non può non trovarsi la causa del problema, e quindi la soluzione (ma la nota massima mollisoniana ha esiti ulteriori e più complessi). Così gli ex-corsisti si diedero appuntamento, e forse per ammazzare il tempo (io non ero presente), cominciarono a lavorare l'uno per l'altro. Del resto non convennero al ristorante o in un resort con piscina serviti da chef e camerieri, ma nella cascina con barbeque di uno di loro, e in campagna ci sono sempre tantissime cose che, attentamente osservate, invitano a rimboccarsi le maniche! Così stavolta... fecero insieme.

2 Philip Cognomevero nel secolo.

3 In realtà, viene più frequentemente adoperato l'acronimo "M.A" ("Mutuo-Aiuto") + suffisso geografico (ad es. Ibleo, peloritano, siracusano, ibleo-siracusano etc etc) che "G.M.A", per diverse cause oltre che per brevità linguistica, una delle quali è culturale.
L'antropologia occidentale teme la parola "gruppo", e laddove possibile tende ad ometterla o sostituirla con le concrezioni ad essa successive, ad es. "partito", "associazione", "collegio" etc etc, giacchè il semplice "gruppo" evoca i burberi gruppetti scolastici o "bande" pre-adolescenziali.
La permacultura organica, invece, ama molto sottolineare la presenza di un gruppo, in una società logorata dalla Struttura. Dopotutto, se le più grande istituzioni si riconoscessero composte da diversi e molti gruppi di persone con analoghi interessi (i propri), prima di "Organi per la Tutela del Pubblico Interesse", l'organizzazione risultante farebbe sicuramente un salto di qualità in direzione di una maggiore onestà intellettuale e trasparenza giuridica.

4 Non c'è associazione legalmente istituita, nessun organo di governo e, pertanto, nessun organo di controllo o supervisione.

5 Con tale termine ci si riferisce gli iscritti all'associazione W.W.O.OF come "guest" (ospiti), e non come "hosting" (ospitanti). Secondo questo statuto, le ore di lavoro prestate dal socio volontario non dovrebbero mai superare le 30 ore settimanali (≈ 4h/die di lavoro), pena la trasformazione del lavoro giornaliero da Attività Sussidiaria, ad Occupazione; da Volontariato ad... Impiego. In quest'ultimo caso, le fiamme gialle avrebbero ben diritto di multare l'hosting (solitamente azienda agricola o B&B in aperta campagna).
I wwoofer non sono mai stipendiati, neppure con 1 euro di rimborso spese! Il loro pagamento sarà esclusivamente il vitto e l'alloggio, previo lavoro, per sempre (o meglio, finchè avranno forza, ed umiltà).

6 ...Partecipando a un mutuo-aiuto aumenta fra l'altro la probabilità che il medesimo gruppo venga a lavorare da noi all'occorrenza! Ciò non è un comma dello statuto xy, ma una “reazione spontanea” alla legge “se dai ricevi; se non dai, non c'è possibilità neppure minima di ricevere!”.

7 Ovviamente... non piccoli come cortili! Un ciclo permaculturale si conclude nella maggior efficienza possibile tramite pascoli, boschi, stagni, giardinorti, frutteti come anche fustaie... ECOSISTEMI da insediare opportunamente, su vastità sufficienti.