L'ossessione di Google per la "PROPRIETA'"
La permacultura esiste perché esiste la natura. La natura presuppone l'esistenza di due parti con interessi contrapposti: il cavolo e la capra, l'ecosistema naturale e la cittá. Alcune ecosofie vorrebbero cancellare o ignorare questa opposizione fondamentale.
Per contribuire a una interpretazione più approfondita della permacultura, è stato aperto questo sito, ispirato all'ignoto pensiero di Paperinik: «è interessante notare come una vera e felice autosufficienza di molti ecovillaggi in rete, vista dalla cittá somigli più a una disgrazia per la città e per l'economia tutta». Una verità scioccante ma dalle conseguenze numerose e visibili a tutti...
C'è poco da dire: LA SCUOLA RESTA SEMPRE LA SCUOLA.
Una simile ossessione googliana per il lemma "PROPRIETA'" - che compare come il prezzemolo nei box di dialogo della piattaforma con il "proprietario" (di siti web), si spiega solo con un iter formativo filosoficamente aggressivo proprio del CEO Google, che ad Harvard ha evidentemente lasciato il suo cuore.
Che la proprietà privata esista, lo sappiamo tutti. Ma dei suoi fondamenti ontologici... chi ha mai saputo qualcosa?
Quando noi umani comuni studiammo i diritti di proprietà nelle lezioni di diritto a scuola, la professoressa non ci eviscerò le interiora di Locke e Friedman per battezzarci col loro sangue.
Neppure quando studiammo filosofia all'università, la "PROPRIETA'" ci fu mai illustrata come vero e proprio organo di produzione del lavoro umano. Appariva piuttosto come vezzo dell'umano sentire, giuridicamente legittimato tra assetti dottrinali discordanti, giammai come funzione antrolopogica dell'essere umano in sè che avvolge tutte le cose, la società e persino le proprie mani.
Chiameresti le tue mani "proprietà privata"? No certo... eppure lo sono!
Allora le chiamerai da adesso in poi "tua proprietà destra" e "tua proprietà sinistra"?
Eppure il CEO Google - la cui personalità giuridica traspare rifratta in milioni di minuscoli frammenti che ogni giorno dialogano affabilmente coi fruitori dei servizi google, non si avvede affatto della assurdità del linguaggio utilizzato. La seduzione dell'uomo per il brillantissimo e solitario concetto di proprietà privata, sembra organica, intima, profondissima come un abisso.
E' questa la filosofia che abita casa google, i cui "prodotti", prima di essere tali, sono ovviamente "proprietà-di-qualcuno".
Le domande che potremmo farci sono:
Vi prego, è il terzo millennio.
Abbiamo superato il Novecento.
Basta con il FETICCIO DEL PRIVATO EROE, talentuoso conquistatore di uomini e mondi, di cui infine si dirà "proprietario" perchè "propria proprietà" certamente è la testa che si è fatta intestare tutto.
La comunità infinita, quella rete sospesa nel cielo che unisce tutte le teste, unisce anche la tua. A noi.
Noi siamo l'umanità, dove il prodotto di un essere umano è base della produzione di un altro essere umano, e perciò l'umanità risulta invero sempre COMPROPRIETARIA delle "proprietà prodotte" da ogni suo membro, foss'esso "l'imperatore".
Idem per le generazioni in successione storica l'una con l'altra: ognuna crea la base di sviluppo della successiva, e se l'ultima generazione si appropriasse e disconoscesse o dimenticasse attraverso un linguaggio distorto, "le proprietà" della prima generazione come fondamenta su cui ha edificato le proprie "nuove" ricchezze, sarebbe una generazione stolta, ingrata, veramente stupida e disonesta.