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Permacultura & Leggi: Uno statuto è un seme gettato nella storia

La permacultura genera volentieri progetti, ma quelli più belli e migliori, logicamente, non dovrebbero morire coi loro fondatori, bensì sopravvivere. Come?

tratto dal libro
    PO LOTTERIE
M.P.B.M
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di A. Francesco Papa

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«Uno statuto offre continuità a un progetto quando i protagonisti principali o i fondatori non ci saranno più»


Questa è la tesi.
In questo paragrafetto la dimostrazione, visto che la permacultura purtroppo ad oggi è un processo per lo più anarchico ("anarchia verde"), e molti permacultori sbraitano e vomitano all'idea di creare o assimilare statuti.
Qui di seguito, quindi, alcune delle ragioni di una permacultura "organica".


Per ogni progetto c'è la possibilità che non vada in porto. Bene. Questo è accettabile se il progetto era ad esempio "fare dei figli": se infatti non farò dei figli io, li farà qualcun'altro, e la specie umana non si estinguerà.
Se però il progetto è: «assicurare cibo al pianeta nel pieno rispetto di Madre-Terra» e io possiedo 10 ettari o anche solo 1 ettaro, malvolentieri accetterò l'ipotesi che i miei ettari vengano un giorno venduti alla Nestlè o semplicemente abbandonati o trasformati in un parco acquatico. Per assicurare il mio progetto di vita, quindi, cosa potrei fare?

Innanzitutto, certamente, pregare Iddio Onnipotente che mandi ora e sempre angeli atti ad impedire che la mia terra sia comprata da un'anima stupida, pigra o cattiva come da un Bill Gates qualsiasi. Dopo la preghiera, però, una seconda soluzione, più pratica, è:
 

A. COMPILARE UNO STATUTO che definisca i giusti modi d'uso di quella terra; e
B. LEGARE LA MIA PROPRIETÀ DI TERRA A QUELLO STATUTO


Ora, se il mio originario progetto o scopo di vita non è "garantire cibo al pianeta" bensì "garantirmi cibo per tutti gli anni della mia esistenza", non sarà evidentemente necessario redigere alcuno statuto: io regno nel mio terreno e come monarca assoluto coltivo secondo la mia volontà: pure i miei figli obbediranno, perchè io proprietario sarò per loro come Dio Padre! Ma quando acciaccato dalla vecchiaia non capirò più niente e sarò infine morto, il mio progetto si dissolverà e sparirà nel nulla e apparirà al suo posto, su quella identica terra, un altro progetto: quello dei miei figli e delle loro mogli (o di parenti, zii e cugini se queste non fanno figli).

 

E se avessero altri interessi?

 

Da questa storiella comprendiamo quindi un pò meglio la seconda parte della tesi iniziale: «quando i protagonisti principali o fondatori non ci saranno più» il progetto andrà avanti lo stesso almeno nelle sue linee generali se esiste uno statuto che dichiara in quale maniera quel dato bene dovrà essere trattato e per quale fine, pena ritorsioni di legge invocate dallo statuto medesimo!

 

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Ora spieghiamo quel "offre".
Invece di scrivere:

 

«Uno statuto offre continuità a un progetto quando i protagonisti principali o i fondatori non ci saranno più»


...avrei potuto scrivere:
 

«Uno statuto assicura continuità a un progetto quando i protagonisti principali o i fondatori non ci saranno più»

 

Suona ugualmente bene, nessuno avrebbe notato la differenza, ma non sarebbe stato vero!
Uno statuto può senz'altro OFFRIRE possibilità di continuità, ma nessuno statuto può GARANTIRE continuità ad un progetto, perchè esso in fondo è solo un pezzo di carta che per il City System sarà certo molto importante, ma che neppure il City System avrà mai il potere di inverare completamente.
L'unica solida e concreta garanzia di perpetuazione del progetto trascritto in uno statuto, è:

 

A. ...che anche dopo la morte dei fondatori, esista la cultura che li ha infuocati di zelo e amore per quel progetto;
B. ...che anche dopo la morte dei fondatori, esistano delle persone in carne ed ossa disposte ad incarnare letteralmente il progetto delineato in statuto, che si riconoscano appieno almeno nei suoi orientamenti di base investendoci risorse proprie come soldi, braccia e respiri;
C. ...che queste persone, create dal cosmo e disperse nel mondo, vengano utilmente in contatto con gli "accidenti storici" (promotori, attività) di quella associazione;


Ma il felice intreccio delle circostanze A B e C, come possiamo intuire, non è garantibile da nessuna legge e da nessuno statuto. Nondimeno, l'esistenza di tale statuto, ovvero di tale associazione, è il primo necessario passo a che il nobile progetto dei suoi primi protagonisti abbia speranza di esistere anche nei secoli venturi. Necessario, tuttavia non sufficiente.

Ogni statuto è quindi in ultima analisi soltanto un seme gettato nella storia: se è fortunato, troverà il terreno giusto epoca dopo epoca su cui prosperare, e diverrà un albero secolare (ad es. Stato, Chiesa, Coca-Cola, fondazione Bill e Melinda Gates); se è sfortunato, l'embrione di plantula che contiene, morirà nella sua bustina di carta.

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