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Permacultura & MUTUO-AIUTI REPORT n.5 - SICILIA, Catania, maggio 2014

Il Gruppo di Mutuo-Aiuto siciliano questo mese si è riunito alla “Felce Rossa”, un B&B in permacultura con 1 ettaro di terra a 900mt di altd sull’Etna.

tratto dal libro
    PO LOTTERIE
M.P.B.M
Teta

Raccolta-fondi per l'acquisto di un essiccatore domestico da assegnare il 30 gennaio 2024 tramite VOTAZIONE ONLINE ad una delle seguenti COMUNITA' ECOLOGICHE

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NOTA BENE ► Non premiamo biofeudatari privati ma ASSOCIAZIONI PROPRIETARIE DI TERRA con STATUTO DEMOCRATICO che praticano la OFFERTA LIBERA ed il DIVIETO DI LUCRO sui bisognosi di conforto, luce e sapere.

di A. Francesco Papa

circle

Il Gruppo di Mutuo-Aiuto siciliano questo mese si è riunito alla “Felce Rossa”, un B&B situato a 900mt di altd sull’Etna.

La prima cosa che vorrei ricordare a quanti dovessero stare qui a leggere dei mutuo-aiuti senza averne mai fatto esperienza, è di portarsi sempre il sacco a pelo. Io infatti questa volta l’ho dimenticato. Anzi no, per varie considerazioni a sfondo “entropico”, l’ho scientemente lasciato a casa.
Alla fine, grazie al sacrificio di un anziano signore non ho patito nessuno scomfort e ho dormito perfino su un letto, mentre a lato qualche sacco a pelo era pure avanzato, tuttavia non è il caso di sentirsi in imbarazzo per il disagio creato in casa altrui. Bisogna infatti aver chiaro in mente questo, e cioè che anche nel caso in cui si fosse ospitati da un B&B, in questo tipo di circuiti la struttura potrebbe non essere adeguata all’accoglienza di 20-30 persone, non trattandosi quasi mai di realtà professionali di alto livello. Qui si va qualche giorno “a faticare” in casa di amici, e la “fatica” di dormire per terra nel sacco a pelo, è inclusa nel pacchetto.
Ogni angolo libero di un largo salone di casa sarà buono per ospitare “viandanti libertari”. Inoltre, mentre nel paradiso terrestre una stanza è il minimo indispensabile che spetta in dono ad ogni venerabile estraneo - e nel wwoof si-lavora-in-cambio-di-cibo+cuccia e non di soldi - qui la rinuncia ai propri diritti di civile europeo è completa, imperiosa regna la Logica Superiore del Dono di Se stessi, materializzantesi in una amicizia manuale, operativa. In effetti, allora, come in tutte le politiche iper-umanitarie, c’è il rischio che qualcuno si apposti all’angolo per sfruttare gli scemi della situazione. Ebbene, in questo preciso contesto alcune dinamiche ed accorgimenti restringono all’origine il diametro di portata del potenziale flusso di sfruttamento:

  1. Una "gerarchia" dietro le quinte – costituita poi dai permacultori più affezionati e affidabilii - vaglia, approva o disapprova le richieste di mutuo-aiuto avanzate da terze realtà, diverse rispetto a quelle già attive all’interno del circolo (villette in campagna, B&B, eco-accampamenti o proto-ecovillaggi1). Purtroppo, al momento, le forze civiche popolari non sono particolarmente sensibili al Volontariato Verde, preferendo quello rosso nelle ambulanze, quello bianco davanti alle chiese (preghiere ed elemosine), quello grigio voluto dallo Stato (tasse), e quello azzurro degli sms della salvezza e degli amorevoli bonifici bancari verso ong e onlus internazionali, e pertanto il gruppo permacultura-sicilia ha deciso di concentrare presso progetti agresti già noti e informalmente “pre-approvati”, le energie muscolari residue raccattate da tutto il territorio regionale. Agli “appuntamenti al buio” di facebook, si è preferito opporre una scaletta, una commissione di valutazione e un ordine di priorità, il che appunto dovrebbe tenere i “malintenzionati” ben alla larga. La stessa esistenza di una rudimentale mailing-list cui si accede solo per invito personale, vuole fungere da assicurazione contro i fiacchi e gli opportunisti.

  2. Nel momento in cui un g.m.a è molto partecipato, un lavoro – seppur impegnativo – non annoia e non massacra i singoli lavoratori, che troveranno gradevoli aiuti molto facilmente.
    Per fare un esempio, alla Felce Rossa io ho collaborato nel fare una scaletta. Uno era il progettista (Toti), un altro il suo Aronne (Sante), e mentre i due zappettavano e concepivano schemi e spostavano terra, a un certo punto hanno richiesto pietre. Ecco ho visto che alla fine, fra una chiacchiera e l’altra, 7-8 persone in totale hanno procurato le pietre loro necessarie. Il carico di lavoro pro-capite si è così diviso naturalmente, senza nessuna pressione, grazie al contributo di “bombi” occasionali, e non c’è stato alcun sfruttamento intensivo e selvaggio della persona singola.

  3. Più si è, più si “scambia” e più l’esperienza è piacevole. “Non è permacultura se non ci si diverte”, diceva ripetutamente qualcuno. Alcuni trovano pure le fidanzate. Ma anche senza matrimonio quale felice coronamento della workavventura, vedere gente unita in mezzo alla natura per un’opera comune, è già di per sé qualcosa di impagabile in questi tempi di magra sociale e spirituale.

  4. Lo “sforzo” è molto limitato nel tempo. Alla Felce Rossa siamo rimasti solo 1 giorno e mezzo, probabilmente perché l’host teneva famiglia con tanto di bambini e quindi dovevasi reinstaurare “l’Ordine” al più presto. Di 5 giorni è il mutuo-aiuto più lungo cui finora ho partecipato, ma penso sia stato possibile prolungarlo così tanto perché l’host in quel caso non aveva acqua luce e gas da far pagare ai suoi commensali, nè case da riscaldare. Non esistevano pareti e dieci/venti persone potevano benissimo dormire in tenda. Laddove invece le spese vive sono molto vive, per più di 2-3 giorni un g.m.a non può fiorire.

  5. Faticare in campagna è fare ginnastica e dimagrire, e anche se “sfruttati”, quel giorno vale come allenamento in palestra, il quale in città non è mai gratuito.

La Felce Rossa è larga e spaziosa. Gli infissi in legno chiaro e pulito e una bella ampia porta-finestra nel salone, fanno da buon contrasto alle pareti più rustiche in cob, conferendo all’ambiente un’aria comoda e curata.
Siccome il pavimento in pasta di argilla-sabbia è sensibile alle scalfiture, è proibito entrare in casa con le scarpe, ciò che ha evocato in me antiche memorie.
Ma entriamo ora nel vivo dell’apprendimento.
La prima cosa che ho imparato in questa sessione di maggio, è che...

 

Un mutuo-aiuto può essere pericoloso

 

Fra i lavori proposti dal capocantiere, vi era quello di spurgare la grondaia dalla sabbia dell’Etna. Ma il B&B era alto 2 piani! Come se non bastasse, c’era un “marciapiede” troppo stretto, e così il ponteggio si innalzava fino al cielo sostenuto da assi pericolanti e dalle mie preghiere.
Questo mi ha fatto pensare a quelle noiose procedure e multe imbastite dallo Stato per salvare i suoi figli dalla loro stessa imprudente follia.

 

Sarebbero legittime in questo caso?

 

Ma quando Toti Delle Pezze si curvava malamente sui massi per prenderli con la sua schiena-gru, un vigile urbano di passaggio sarebbe stato legittimato a multarlo per insegnargli una volta per tutte come si piega la schiena?
Eutanasia si eutanasia no. Il diritto o non-diritto a una libera morte.
Poi Toti e qualcun altro con lui hanno preso a scalpellare pietre, sicchè schegge alla velocità della luce raggiungevano cose, persone e monti.
Urgevano delle mascherine per gli occhi!
Ma se della grondaia e della scaletta non si occupavano quelli, chi avrebbe fatto questi lavori?
Professionisti pagati da uno Stato attento e sensibile al nostro benessere?
E quando un’azienda in crisi non ha i soldi per dare ai suoi operai tutti i comfort per un lavoro sicuro e felice, e questi a proprio rischio e pericolo per amore di uno stipendio lavorano ugualmente, infortunandosi, chi sarà responsabile di quell’infortunio? L'impresario che non ha imposto tutele, o (anche) lo Stato in quanto padre che – se bastona, con le multe - dovrebbe pure proteggere, stanziando un playfond per la sicurezza?
Il mistero della civiltà moderna è profondo e forse ogni luce non può che diventare buio quando delega ad un solo altissimo ente il compito di salvare reti troppo ampie di persone.
La seconda permasensazione che ho avvertito nell'esperienza di questo mese, è l’importanza di sapersi muovere in campagna.
Mentre spalavo della terra con la vanga, Peppe Arena mi ha guardato e mi ha detto: “Ok Francesco ma così ti spacchi la schiena!”. E mi ha insegnato il giusto modo di impugnare l’attrezzo, che credo aver già dimenticato per mancanza di esercizio!
Non ho preso appunti sul mio block notes in questo caso, pur essendo la lezione areniana alquanto puntuale.
Dopo un po’ anche Sante mi ha insegnato la sua tecnica per usare la vanga.
Alla fine sono andato a riposarmi su una panchina un pochino più sopra, e lì ho trovato Don Cecè che spiegava un modo “ibrido” fra i due precedentemente conosciuti, di trattare con la vanga. Ciò che voglio riportare qui come insegnamento per i posteri, è la massima con cui Cecè in ultimo appese al chiodo la questione:


«Dovremmo imparare quanto prima [da bambini?] il giusto movimento da fare coi principali attrezzi di lavoro agricolo. Se faremo questo, la zappa diventerà la nostra penna. Se non faremo questo, a 50 anni non potremo sollevare neppure una penna».


La corretta dinamica di utilizzo degli strumenti di lavoro agricolo (rastrelli, forche, zappe etc etc) non è comunicabile per iscritto, o se lo è, rende molto poco in termini di comprensione. E’ per questo motivo che…


...Tutti i più intelligenti insegnamenti su cosa piantare e come piantare in campagna, dovrebbero essere preceduti da una serie di dimostrazioni pratiche su come usare BENE e con sicurezza i principali utensili di lavoro in campagna!

 

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Appena posso comprerò 3 di questi, in alternativa all'ORZO SOLUBILE.
Le RADICI in generale contengono silicio... a beneficio delle cartilagini. La debolezza delle GINOCCHIA pare da me una epidemia silenziosa...

Roncole, seghe, falci, grelinette etc etc hanno tutte diverse “personalità”, non sono faticose e pericolose per le articolazioni quando vengono usate propriamente.
Un corso di permacultura che irreggimenti anche questa sezione solitamente lasciata alle suggestioni e ai liberi teoremi personali, credo possa essere di grande giovamento agli agricultori.2
Un ragazzo di Caltanissetta, di cui non ricordo il nome, nel mentre fece una osservazione credo importante.
Diceva che la schiena si logora se lavora troppo (e fin qui ci siamo). Ma, aggiungeva, se la stessa quantità di lavoro venisse frazionata in più tempi, allora si porterà a termine il lavoro che c‘era da fare dando contemporaneamente modo alla schiena di recuperare forza e salute.
A ripensarci ora, è lo stesso principio che viene predicato nelle palestre dello scozzese St. Mc Robert (il fondatore del Natural Body Building3).
Il ragazzo di Caltanissetta notava che alcuni solitari fattori scioccamente concentrano in pochi giorni lavori molto impegnativi, ma questo li debilita! Lui invece, spiegava, ha preso l’abitudine di lavorare di corpo, pesantemente, non più di 1 ora al giorno. Facendo questo costantemente, i risultati sono paragonabili a quelli dei super-lavoratori della (sola) domenica.

maggio fiori

Maggio è il mese dei fiori.
Durante questo mese, in questo mutuo-aiuto, ho visto sbocciare il primo niveo fiore ai piedi di Alessandra. Tale fiore si chiamava “Tupamaro8”. Proprio davanti a me, Tupamaro8, in missiva dall'embrionale “Porto di Terra” di Palermo, porgeva le sue domande alla signora del Vallone.
Avendo avuto modo in altri momenti di ascoltare Alessandra e le sue anarchiche invettive, passavo e ripassavo davanti alla coppia senza preoccuparmi d’altro che di sprofondare nei miei turbamenti esistenziali, ma dopo un po’ di fugaci intendimenti, mi accorsi che le dichiarazioni dell’eretica generavano in me turbamenti di analogo interesse. Quindi lasciai tutto e la seguii.
Alessandra ha 36 anni, è fidanzata e vive allo stato brado, perché non le piacciono gli allevamenti in città. Tupamaro8 allora giustamente le chiede:

 

Pensi di avere figli?”
 

Una risata ed ecco la risposta: “Io non credo nell’eredità genetica, credo maggiormente in quella culturale!”.
Fare da semenzaio al dna del suo maschio, non è dunque fra le priorità esistenziali di questa femmina snaturata.
Automutilatasi del conforto che la parola “mamma” dà, si accontenta di essere madre di idee e di vita tra molteplici fratelli e sorelle, quelli che lei stessa si è scelta, e che l’hanno scelta come amica e sorella, figlia e madre.
Direi che espresso in questa maniera l’approccio è particolarmente evoluto, “da terzo millennio”, come anche da primo, primissimo:


«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli
«Chi fa la volontà di Dio, costui mi è fratello, sorella e madre».

cfr. Mc 3,31-35


Poiché trovo che quello di questa valloniana sia uno dei pensieri permaculturali più organicamente incarnati, continuo a trascriverlo il più fedelmente possibile.
L’emissaria del Porto di Terra anche li, come me, in cerca di risposte, chiedeva ad Alessandra come pensava di cavarsela con la vecchiaia.
E scoprii che la follia di questa donna non ha confini: ha dichiarato che non paga contributi all’I.N.P.S, e che nondimeno sta facendo attivamente qualcosa per assicurarsi un giorno la “pensione”.
La Cura Della Persona è il suo metodo di previdenza sociale.
Alessandra faceva presente che se di colpo dovesse ritrovarsi per strada a dover bere l’acqua delle pozzanghere, sicuramente noi, i suoi amici, non lo permetteremmo oltre!


Oh cara, dolce e
bellissima Alessandra,

come vorrei darti un pianeta
e una reggia sopra di esso,
affinchè tu non abbia a patire la fame
nè la sete in eterno!
Certa del tuo frutto,
d‘oro diventi
e commestibile
tutto ciò che tocchi!


Purtroppo però vivo in un loculo bastante a malapena per me stesso, e tale purtuso non è neppure “mio”. Non tengo lavoro né soldi, e perciò alienami per favore dalla lizza dei tuoi dorati amici.
Ora però sorge in me il preoccupante sospetto che come la mia, sia anche la posizione di moltissime altre persone del mondo, che tu frequenti e ti circondano: le famiglie occidentali sono abitualmente troppo chiuse per dare alloggio e cibo a membri diversi da se stesse, e pertanto, se non paghi almeno 10 euro al giorno o non entri come un crotalo nella tana del City System per divorare uno stipendio, ho idea che sia io che tu possiamo scordarci l’ospitalità che è normale in una organica forma di permacultura, ovvero quella a prezzo non di soldi ma di "fatica” (la fatica di lavorare per una comunità LOCALE, consegnando ad essa il talento posseduto).
E di più dirotti! In questo mondo neppure gli innamorati sono affidabili!
Alessandra non è cristiana ma atea e dunque non sa o non vuole sapere che ci sono molti Giuda per le strade del mondo i quali intingono amabilmente il boccone nel nostro piatto fino a un attimo prima del tradimento.
Non è possibile scambiare un rapporto d’amicizia con un rapporto matrimoniale, giacchè spesse volte neppure i matrimoni producono un “profumo piacevole per il Signore”, pertanto, respingo qui solennemente la proposta previdenziale valloniana, che riediterei così:
 

Cura tante persone, tantissime,
mentre ti aggrappi ad altre
come il vischio al suo albero


Il compito di un permacultore preoccupato della sua “vecchiaia senza pensione” diventa quello di allargare la sua "famiglia" o "nucleo di base" prima che diventi vecchio e lo colpisca la prima malattia invalidante (ictus, infarto etc). Avrà 50-60 anni di tempo per fare questo.


Prima che la rosa sfiorisca
nella sua campana di vetro,
l'amore sincero di una Bella
ogni bestia catturi


A tale scopo un permacultore in organico assetto previdenziale non può accontentarsi dei quei pochi e talvolta antipatici individidui che la storia naturale gli mette casualmente intorno alla culla (parenti). Attraverso una CASA NON CHIUSA bensì fucina di cultura, commercio, scambi, transiti, musica, insegnamenti, ricerca, studio, conferenze, lavoro, il permacultore coopta in età adulta quelle persone che costituiranno la sua “pensione ambulante”, capitale umano e non finanziario, il suo ecovillaggio “organico”.
La “rete” su cui confida Alessandra, cattura “pesci” se la si getta in mare più e più volte.
Questo significa gettarsi nella mischia più e più volte.
Una casa comunitaria con adeguato lotto di terra, si predispone a diventare un felice ospizio per giovani (disoccupati, bambini) e vecchi (pensionati, inabili o malati) contemporaneamente, dove ciascuno contribuisce al benessere dell’altro sia con i soldi che con le competenze che LA COMUNITA' ha conquistato in diciamo 20-40 anni di cura organica (gratuita) dei rapporti sociali.
Se dopo ben mezzo secolo di esistenza non si trova nessuno a parte noi che abbia a cuore il nostro cuore, possiamo dire che quella è un’esistenza permaculturalmente fallita. Da solo, solo un buon conto in banca (o una buona eredità) potrà evitare al permacultuore il cinereo destino della piccola fiammiferaia.


Un saldo possesso di soldi, stipendi e pensioni, abilita il singolo a disinteressarsi della sorte di persone a lui estranee!


A che serve infatti coltivare per lungo tempo dolci legami fra molti amici e familiari, se - pagando – alla fine della mia vita stuoli di medici e belle infermiere si daranno il cambio per prolungare la mia esistenza su baldacchini di porpora e bisso?

baldacchino

In ultimo il dialogo fra le 2 smeraldine sfingi, Alessandra e Tupamaro8, veleggiava verso orizzonti indistinti ma io come un piede di porco mi intromisi a forza nello scambio sollevando ancora questo preciso punto: “...ma non vi è mai capitato di ospitare scansafatiche?”.

 

«Si, ma poi un altro lavora per 2,
quindi, in media, l’ospitalità gratuita
non dà deficit»

 

«Beh – dimenticai di dire alla valloniana - se non ci sono bollette da pagare e letti da ripulire, certo che l'ospitalità "non dà deficit"!». Ma feci bene a non replicare, in quanto pensandoci meglio, una completa Resposabilizzazione dell'Ospite eventualmente pre-selezionato e che partecipa ai lavori quotidiani della comunità, potrebbe rendere la sua presenza utile e benefica per tutti, poco costosa o comunque positivamente ammortizzabile. Quindi, correttamente interpretata, Alessandra non ha torto.
Dai mutui-aiuti precedenti ero ormai abituato ad assistere a danze tribali e canti stonati sotto la luna, per me difficili, preoccupanti e incomprensibili nè più nè meno della "preghiera in lingue" del RnS. Questa volta fui invece sorpreso nel vedere tutti suonare e cantare dentro casa, pur essendoci all'esterno una ottima temperatura!
Ciò significa che quando c’è una casa disponibile, anche i permacultori più spartani preferiscono il dolce tepore di una luce domestica, al fuoco selvaggio di un falò sotto le notti stellate di maggio.

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colomba
La colomba della pace vola di sito in sito. Aiutiamola a farle fare il giro del mondo portandola anche nel nostro spazio web! Questa è arrivata qui MERCOLEDI' 15 MARZO 2017, alle ore 14:57 da www.toscanafantasy.com
NOTE A PIE' DI PAGINA

1 Gli Ecovillaggi nel più vero senso del termine non compaiono in questo breve escursus perché un "ecovillaggio" è nominalmente composto da almeno 20 persone (se meno sarebbe meglio chiamarlo non già ecovillaggio bensì “nucleo”, “famiglia”, “comunità” o “piccola comunità”). Gli ecovillaggi sono sempre completamente autosufficienti dal punto di vista “sociologico”. E' questo a renderli proprio unici e speciali! Perciò una buona “Croce Verde” dirotta risorse, forze e uomini verso realtà campestri “disperate”, carenti di soldi ma soprattutto di persone, e fra queste realtà non dovrebbe mai comparire un ecovillaggio de jure!

2 Ma, naturalmente, questo non è un buon motivo per vendere tale sapere! E’ invece un ottimo motivo per darlo gratuitamente, come premessa di tutti gli altri, perché ne và della SALVEZZA della loro/nostra schiena!

3 Il Natural Body Building lavora con il meccanismo fisiologico di rigenerazione del muscolo chiamato “supercompensazione”; esso ammortizza bene gli sforzi brevi ed intensi ma NON quelli prolungati ed eccessivi, ciò per cui lo scozzese tuonava contro quei bodybuilder usi ad andare in palestra 3-5 volte a settimana, che riescono ugualmente a gonfiare solo grazie a un sussidio nascosto: gli ormoni sintetici! (o grazie ad una genetica naturale particolarmente predisposta a mettere massa… il che è peculiarità di pochi!).