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Raccolta-fondi per l'acquisto di un essiccatore domestico da assegnare il 30 gennaio 2024 tramite VOTAZIONE ONLINE ad una delle seguenti COMUNITA' ECOLOGICHE
La permacultura è una cultura locale, più filofisica che filosofica.
Da ciò il mio originario interesse per essa come integrazione e compimento al mio corso di laurea in filosofia.
Purtroppo, in seguito, le mie molte delusioni. Ma qualcosa in me ancora è rimasto del buon samaritano d'un tempo, quindi continuo di quando in quando a buttare giù qualche idea, in atto di misericordia verso una povera così povera e lacera.
Il territorio si può sviluppare a partire dal centro per poi procedere verso l'esterno, oppure dall'esterno per poi procedere verso l'interno. Dal basso vero l'alto o dall'alto verso il basso. Sono 2 modi ugualmente efficaci di far "funzionare" un "territorio", dove per "territorio" s'intende una sorta di sinolo persone-terra in cui la persona non esiste senza gli alberi e le piante, e gli alberi e le piante trovano anima nella persona.
Basta farsi l'orto per "svilippare il territorio"?
Ovvio che no!
Che l'orto sia solo e soltanto un orto lo sanno tutti sia in permacultura che per le vie del mercato, ma la permacultura stessa non ha strumenti pratici per condurre una "rivolta" del territorio (nel senso di "ribaltamento" e non proprio di "rivoluzione").
Gli strumenti "accademici" della permacultura sono infatti i 12 principi di David Holmgren, che per quanto utili e, un tempo, rivoluzionari, sono appassiti al sole del gretinismo sociale.
Progetta dal modello al dettaglio! (7° principio holmgreniano)
Ma Holmgren non ha osservato che proprio la parola «modello» non piace agli ecoanarchici, i quali sono l'utenza privilegiata della permacultura!
Negli anni '80 non poteva ancora saperlo, del resto, nè poteva immaginarlo!
Essi pertanto - tali permacultori - non possono accettare del tutto serenamente l'idea secondo cui «il territorio si può sviluppare a partire dal centro per poi procedere verso l'esterno, oppure dall'esterno per poi procedere verso l'interno», poichè per essi è lecita e legittima sempre e solo una direzione di ribaltamento sociale: dal basso verso l'alto, ovvero dall'interno verso l'esterno, e mai da una solida organizzazione centralizzata verso la frammentata realtà sociale materiale esterna, che per essi dovrà procedere e inventare cose nuove sempre e solo "liberamente", anarchicamente appunto.
Il loro modello di sviluppo ecologico del territorio è per lo più questo, non bidirezionale ma monodirezionale, ed è disfunzionale, zoppo! Giacchè non riconosce il fatto che, nella storia, praticamente, 100 ben organizzati tra loro hanno sempre inciso nel collettivo ben più e molto meglio di 10 mila scoordinati tra loro. Ma, per fare questo, quei cento hanno dovuto regolarsi su uno STATUTO COMUNE, una "legge" INTERNA che i permacultori ecoanarchici tendono a disprezzare non in quanto ingiusta ma soltanto in quanto norma, regola di comportamento.
E tu, come ti permetti di "regolarmi"?
Neppure un GRUPPO MINIMO AUTONOMAMENTE SCELTO E TOTALMENTE DEMOCRATICO, ha per essi tale diritto, nè ora nè mai! Credendosi dèi, come dèi vogliono essere trattati. E si sa, Dio crea le regole e mai le subisce, altrimenti che Dio sarebbe?
Progetta dal modello al dettaglio! (7° principio holmgreniano)
Volendo quindi procedere dal modello al dettaglio, e ponendo come modello la seguente obbrobriosa regola:
Il territorio si può sviluppare a partire dal basso per poi provare a risalire verso l'alto, oppure dalla classe dirigente più alta per provare da li a plasmare i flussi sociali sottostanti. Sono 2 modi ugualmente efficaci di far funzionare un territorio...
...si potrebbe dettagliare lo "sviluppo di un territorio" in permacultura, alla seguente maniera:
In questa maniera l'orticoltore diventa permacultore e sviluppa il territorio ovvero quel "sinolo" persona-terra di cui parlavamo in capo-pagina, non più in senso economico come desidera la cultura occidentale, ma in senso puramente sociale a partire da una necessità comune a tutti: il dover mangiare (sano), e a partire da un desiderio comune a tutti i permacultori: coltivare la terra relazionandosi positivamente e produttivamente con persone con interessi simili ai nostri.
by Le sintesi di Giada
1. Compravendita di Saperi Bio & CORSI di tutti i generi (come al Super Mercato);
2. Visite all'ecovillaggio con ticket di ingresso a 15 euro (come a un museo);
3. Baratti umorali e scoordinati. Beni, servizi e persino cerchi sciamanici in "Economia del Dono" (il dono deve essere pagato alla tariffa pre-stabilita dal "donatore");
4. Proprietà PRIVATA sempre e comunque, e sempre e comunque ricerca di forza lavoro gratuita a tempo indeterminato. "Nuovo Mondo" come feudalesimo rinnovato col wwofing e il biologico.
5. Spiritualità fondata su "Le Vibrazioni" e il "Mantenere Alta l'Energia" che in chat solitamente sfocia in conversazioni catatoniche (noiose) ovvero in palpabile assenza di pensieri critici e luci razionali. Come su facebook, anche qui il diverso & controverso viene bandito da presunti "Maestri di Vita" chiamati anche "Facilitatori".
6. L'illuminata Estasi del Budda sotto il fico aborrisce i "GIUDIZI" anche sensati, anzi più intelligenti e ben argomentati sono, tanto più turbano "La Pace", più il facilitatore è chiamato a "proteggere la community" bannando il diverso & controverso e facilitandosi, così, le giornate.
7. Visione politica nulla e/o violentemente rigettatta. La democrazia è cosa buona e giusta, ma non deve essere imposta per legge e tantomeno tramite statuto associativo interno. Gli ecovillaggi (e soprattutto i loro proprietari di terra) devono restare "liberi" (dalle norme e dalle critiche).
E G O V I L L A G G I
Durerà ancora molto questa situazione?
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